03 luglio 2024 mercoledì SAN TOMMASO – GIOVANNI 20,24-29 “Mio Signore e mio Dio!”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo GIOVANNI 20,24-29

+ Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Tommaso detto “Didimo”, in aramaico, significa “gemello”. Di lui ci sono ignoti data e luogo di nascita e mestiere.

Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 11, ci fa sentire subito la sua voce, non proprio entusiasta.

Gesù ha lasciato la Giudea, diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di ritornarci, andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro.

I discepoli trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso che ci si va.

E qui si fa sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica “Andiamo anche noi a morire con lui“.

Tommaso è sicuro che la cosa finirà male; tuttavia non abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche brontolando.

Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento famoso di incredulità dopo la risurrezione, perché egli è ben altro che un seguace tiepido.

Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia e dice le sue difficoltà, si mostra com’è… quanto mi somiglia…

L’ultima Cena (in Giovanni 14), ce lo presenta come interrogante un po’ disorientato.

Gesù sta per andare al Getsemani e dice che va a preparare per tutti un posto nella casa del Padre, soggiungendo “E del luogo dove io vado voi conoscete la via“.

Obietta subito Tommaso, candido e confuso “Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?

È un discepolo un po’ duro di testa, ma sempre schietto, e quando non capisce una cosa lo dice.

E, per Tommaso, Gesù riassume tutto il suo insegnamento “…Io sono la via, la verità e la vita“.

Ora arriviamo alla sua uscita più clamorosa, che gli resterà appiccicata per sempre, e troppo severamente.

Siamo nel vangelo di Giovanni, al capitolo 20: Gesù è risorto; è apparso ai discepoli, tra i quali non c’era Tommaso.

E lui, sentendo parlare di risurrezione “solo da loro”, esige di toccare con mano. Ma ben si badi… è a loro che parla, non a Gesù.

Io ben comprendo che Tommaso si sia mostrato tanto riluttante quando gli hanno detto “…abbiamo visto il Signore”.

Probabilmente non era così poco credente come sembra a prima vista.

E forse aveva vagato per la strada senza sapere cosa fare, con una grande tristezza in fondo al cuore a causa degli avvenimenti recenti, quando gli altri gli avevano raccontato “…abbiamo visto il Signore e mangiato con Lui”.

E Gesù, che legge nei cuori, avvicina Tommaso con molta tenerezza, e Tommaso può mettere la mano sulle sue ferite.

Potrebbe capitare anche a noi, che abbiamo tutti un Tommaso in noi, a me per primo.

Perché non siamo forse “altri” Tommaso quando diciamo “…se non vediamo, non crediamo”?

E Gesù dice a Tommaso “…vieni, Tommaso, puoi toccarmi”, manifestandogli una tale tenerezza, che mette, Tommaso, il pignolo, in condizioni di volare fulmineo ed entusiasta alla conclusione, chiamando Gesù “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno finora aveva mai fatto.

E quasi gli “tira fuori” quella promessa che il Signore fa per tutti, in tutti i tempi “…Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno“.

Tommaso è ancora citato da Giovanni al capitolo 21 durante l’apparizione di Gesù al lago di Tiberiade.

Gli Atti (capitolo 1) lo nominano dopo l’Ascensione.

Poi più nulla: ignoriamo persino quando e dove sia morto.

Alcuni testi vengono anche attribuiti a lui (anche un “Vangelo”) non sono ritenuti attendibili.

A metà del VI secolo, il mercante egiziano Cosma Indicopleuste scrive di aver trovato nell’India meridionale gruppi inaspettati di cristiani; e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo.

Sono i “Tommaso-cristiani”, comunità sempre vive nel XX secolo, ma di differenti appartenenze: al cattolicesimo, a Chiese protestanti e a riti cristiano-orientali.

Secondo una tradizione che risale almeno a Origene (185-255 circa), Tommaso evangelizzò la regione dei Parti, cioè la Siria e la Persia.

Un’altra tradizione, più tarda, che risale a Gregorio Nazianzeno (329-390 circa), attribuisce a Tommaso l’evangelizzazione dell’India, regione dove avrebbe subito il martirio. Questa tradizione appare accolta anche dagli apocrifi “Atti di Tommaso”.

Secondo questo testo dunque Tommaso giunse fino all’alto corso del fiume Indo, nell’India occidentale, per trasferirsi poi nell’India meridionale, dove morì martire, ucciso a colpi di spada o di lancia, poco lontano da Calamina.

Isidoro di Siviglia verso il 636 pone in questo giorno anche la sua sepoltura nella stessa Calamina, città non altrimenti nota ma che probabilmente deve identificarsi con l’odierna Mylapore, sobborgo di Chennai-Madras, dove il luogo del suo martirio è ancora indicato da una croce con iscrizione in antico persiano del VII secolo.

Nella locale comunità cristiana, a lungo separata dall’Occidente fino a quando nel 1517 i portoghesi arrivarono in India, si è sempre conservata viva nei secoli la tradizione della propria origine dalla predicazione di Tommaso.

Quello che la popolazione locale identificava ancora con il suo sepolcro (che fu visitato da Marco Polo nel 1292, e di cui recenti considerazioni archeologiche confermerebbero l’antichità), all’arrivo dei portoghesi era da secoli custodito da una famiglia musulmana.

Essi vi edificarono sopra una chiesa, dal XIX secolo sostituita dall’attuale chiesa cattedrale intitolata all’apostolo.

Da questo sepolcro le reliquie di Tommaso, come affermano gli stessi “Atti di Tommaso” e poi, verso la fine del IV secolo, il siriano sant’Efrem, erano state trafugate e trasferite a Edessa, probabilmente già dal 230 (la tradizione riporta la data precisa del 3 luglio.

Il 13 dicembre 1144 Edessa subì l’ultima e definitiva conquista musulmana: ma prima di questo avvenimento le reliquie di Tommaso erano state traslate probabilmente nell’isola di Chios.

È da qui infatti che le vediamo pervenire nella cittadina di Ortona in Abruzzo, insieme alla pietra tombale, secondo il racconto che si legge in una pergamena del 22 settembre 1259, un solenne atto pubblico che raccoglie le testimonianze, rese sotto giuramento, degli ortonesi che asportarono da Chios le reliquie di Tommaso, da allora le reliquie di Tommaso sono custodite nella Concattedrale a lui intitolata.

Soprattutto il suo viaggio in Oriente che, secondo Giovanni Crisostomo, lo avrebbe portato fin nella terra dei Re Magi e li sarebbe rimasto fino alla morte svolgendo anche l’attività di architetto.

Per questo Tommaso viene frequentemente rappresentato con uno squadro in mano, simbolo chiaro della sua professione.

Fratelli e Sorelle, immaginate la grande opportunità concessa a Tommaso..

E immaginate se capitasse a qualcuno di noi di sentire il tenero amore e la presenza di Gesù, allora anche noi potremmo incontrarlo davvero nel nostro cuore.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!