«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 9,51-56
+ Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato ELEVATO IN ALTO, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Parola del Signore
Mediti…AMO
“Così dice il Signore degli eserciti: In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno …vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi” (Zac. 8,23).
Dovremmo tenere sempre davanti agli occhi le parole del profeta Zaccaria, come luce sul nostro cammino:
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“In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle genti afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: Vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi”. Questa è proprio l’immagine della Chiesa (Zac. 8,20).
Nella Chiesa tutti i cristiani devono essere persone capaci di far sentire alla gente che in loro c’è qualcosa di straordinario: OVVERO LA PRESENZA DIVINA, CHE HA TRASFORMATO TUTTA LA LORO VITA.
Chi ci vede deve sentire il desiderio di essere con noi, deve essere attirato dal nostro modo di vivere nella carità, nella gioia, nel Signore.
PERCHÉ QUESTO SI REALIZZI OCCORRE CHE I CRISTIANI VIVANO VERAMENTE LO SPIRITO DEL VANGELO.
E, in questo scenario, possiamo accogliere la lezione del brano evangelico odierno.
I discepoli sono indignati perché la gente di un villaggio della Samaria non ha voluto accogliere il loro Maestro, diretto a Gerusalemme, e vorrebbero per loro una Immediata punizione “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?” (1Re 38).
Secondo loro è una questione di giustizia: chi non vuoi ricevere Gesù non è degno dei benefici divini e deve essere punito. Probabilmente gli Apostoli pronunziano questa frase, perché ricordavano un episodio della vita del profeta Elia. Tanto più che molti credevano che Gesù fosse Elia tornato sulla Terra (vi consiglio di deliziarvi andando a leggere quella piccola perla del racconto del 1 Libro dei Re –1Re 1-45).
Quando il re OCOZIA, (᾿Οχοζίας, ) figlio di Acab, Re di Israele (regnò dall’853 all’852 a.C,), aveva mandato un drappello di soldati ad arrestare il profeta, questi aveva invocato il fuoco dal cielo, e il fuoco era sceso e aveva consumato quella gente ostile. Quindi non sembra sbagliato supporre che Dio voglia manifestare la sua giustizia con castighi spaventosi: gli Apostoli potevano pensare di parlare secondo lo Spirito di Dio.
Ma Gesù non è dello stesso parere, anzi li rimprovera. Egli sa che sugli uomini pende la minaccia del castigo se noti accolgono la fede, ma sa che c’è il tempo della conversione e il tempo del giudizio, alla fine dei tempi. ED EGLI SA, CHE NEL TEMPO DELLA CONVERSIONE REGNANO LA BONTÀ, LA MISERICORDIA E LA PAZIENZA DIVINA.
NOI SIAMO NEL TEMPO DELLA PAZIENZA DI DIO (2 Pt 3,9ss) E DOBBIAMO AVER PARTE A QUESTA PAZIENZA. DOBBIAMO SAPER ANDARE OLTRE LA NOSTRA INDIGNAZIONE, CHE MOSTRA SPESSO SENTIMENTI AMBIGUI, TANTO CHE, MENTRE VOGLIAMO LA GIUSTIZIA, DESIDERIAMO ARDENTEMENTE CHE GLI ALTRI VEDANO CHE LA RAGIONE È DALLA NOSTRA PARTE, E, SOPRATTUTTO, QUALE FINE FANNO QUELLI CHE VIVONO MALE.
GESÙ INVECE CI REGALA UNA LEZIONE DELLA PAZIENZA DIVINA, SENZA LA QUALE NON ESISTE CARITÀ VERA.
E noi, Fratelli e Sorelle, siamo chiamati a impararla, questa lezione, sia nelle cose grandi, che in quelle piccole, PER ESSERE MITI E UMILI DI CUORE COME IL NOSTRO MAESTRO.
Comunque, Gesù ha deciso ed è risoluto. Sceglie di salire a Gerusalemme, per la resa dei conti, perché ESSA è LA CITTÀ SANTA, il cuore pulsante della fede, è la città che uccide i profeti, che è da convertire.
Questo brano si trova all’inizio della seconda grande parte del vangelo di Luca, che viene indicata convenzionalmente con il nome di Viaggio verso Gerusalemme.
Egli sta andando a compiere la sua missione: la sua passione, morte e risurrezione, e questa decisione segna il lungo cammino di Gesù dalla Galilea fino a Gerusalemme, dalla periferia verso la capitale.
Questa camminata occupa più della terza parte di tutto il vangelo di Luca (Lc 9,51-19,28).
Segno che la camminata fino a Gerusalemme ebbe un’enorme importanza nella vita di Gesù.
La lunga camminata è simbolo, nello stesso tempo, del viaggio che le comunità stanno facendo, per far svolgere un passaggio difficile dal mondo giudeo verso il mondo della cultura greca.
Ma simbolizzava anche la tensione tra il Nuovo e l’Antico che si chiudeva sempre più in se stesso.
Durante il viaggio, i discepoli e le discepole cercano di seguire Gesù, senza tornare indietro, anche se non sempre ci riescono.
E lungo il cammino, Gesù dedica molto tempo ad istruire coloro che lo seguono.
Un esempio concreto di questa istruzione lo abbiamo nel vangelo di oggi.
All’inizio del viaggio, Gesù esce dalla Galilea e porta con sé i discepoli verso il territorio dei samaritani, e cerca di formarli affinché siano in grado di capire l’apertura verso ciò che è nuovo, verso l’“altro”, il differente.
Nel testo originario l’Evangelista Luca scrive che “indurì il suo volto“, come i profeti.
Gesù è totalmente solo: lA TRISTE SCENA DEGLI APOSTOLI CHE INVOCANO IL FUOCO DAL CIELO PER UCCIDERE I SAMARITANI CHE LI HANNO RIFIUTATI, GLI FA CAPIRE QUANTO ESSI SIANO LONTANI DAL CAPIRE LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE.
E IO -MISERABILE DIACONO- MI VERGOGNO!
PERCHÉ IO, TROPPE VOLTE, CEDO ALLA PRIMA DIFFICOLTÀ, E CERCO DI LASCIAR STARE, NON APPENA VEDO CHE LA FEDE DIVENTA PIÙ ESIGENTE E MI CHIEDE DI PIÙ.
E DIMENTICO CHE LA FEDE RICHIEDE, IN CERTI MOMENTI, UN GRANDE SFORZO DI VOLONTÀ, UN GRANDE CARATTERE.
Ma torniamo all’espressione idiomatica ebraica che indica il “dirigersi verso“, “prendere una direzione di cammino” (che abbiamo già visto in Gen 31,21 e in Ger 42,15.17).
L’UOMO RISOLUTO HA UNA DIREZIONE DI MARCIA, SA DOVE VA, HA UNA META DA RAGGIUNGERE E UN FINE DA PERSEGUIRE E VERSO QUESTO SCOPO RACCOGLIE E MOBILITA LE SUE ENERGIE, e INDIRIZZA LA SUA VOLONTÀ AL FINE DA PERSEGUIRE.
L’irresoluto, invece, non ha una direzione da seguire, e facilmente si smarrirà lungo la strada o non persevererà nel cammino.
Il coraggio dell’oggi è sostenuto dalla meta cui giungere domani, ci dice Gesù “…è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc 13,33).
Ed è importante anche notare che, il viaggio verso Gerusalemme si apre con un rifiuto, in quanto, un villaggio samaritano non vuole accogliere Gesù.
Luca ha dato a questo episodio un valore programmatico, come aveva già fatto per la scena di Nàzareth che inaugura il suo ministero in Galilea (Lc 4,16-30).
Facciamo bene attenzione al fatto che esiste un certo parallelismo:
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i Samaritani ostacolano il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, voluto da Dio.
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Mentre i Nazareni si erano opposti all’universalismo del messaggio di Gesù.
IN AMBEDUE I RACCONTI AFFIORA LA FIGURA DI ELIA.
Il parallelismo però, viene subito superato, perché i Samaritani non rifiutano Gesù in quanto tale, ma semplicemente perché vuole recarsi al tempio di Gerusalemme.
E, questo incidente di percorso dà a Gesù l’occasione per correggere la falsa idea di messianismo che avevano i suoi discepoli: egli non è venuto a condannare, né a minacciare l’inferno per chi non accoglie il Vangelo.
E mi fermerei qui, analizzando solo un altro particolare al quale poco fa ho accennato, parlando di “testo originario”, perché noi sappiamo bene che le traduzioni spesso sono infelici e non ci fanno capire bene.
Ebbene, ecco il TESTO ORIGINARIO del versetto 51, odierno:
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“…Ora, avvenne che, compiendosi i giorni della “sua assunzione”, allora egli rese duro il volto per andare a Gerusalemme”.
Gesù rende duro il suo volto, come il servo di Jahvé (Is 50,6-7), nella piena accettazione delle sofferenze che sa che lo aspettano e si rivolge verso Gerusalemme, la città in cui si compirà la sua “assunzione”, ovvero “la sua elevazione in alto”, come nella tradizione corrente.
Ma quale significato dare a questo termine “assunzione” (infatti, nella elegante e fluente lingua greca, con la quale Luca scrive il Terzo Evangelo, utilizza il verbo “analempsis”)?
La traduzione normale è: assunzione, rapimento che Luca per parlare dell’ascensione di Gesù (At 1,2.11.22) e proviene dal vocabolario del rapimento di Elia (2Re 2,9-11).
Però Luca parla dei «giorni dell’ascensione», quindi di qualcosa che dura per un po’ di tempo.
OVVIAMENTE EGLI INTENDE ANCHE LA PASSIONE E LA RISURREZIONE.
Si tratta dunque DEL MOMENTO DELLA GLORIFICAZIONE DI GESÙ, QUANDO CRISTO RITORNA AL PADRE.
MA LO SI PUÒ INTENDERE ANCHE CON IL SUO INNALZAMENTO SULLA CROCE, PASSAGGIO NECESSARIO PER GIUNGERE ALLA GLORIA, E PURE MOMENTO DI GLORIFICAZIONE, COME SOTTOLINEA SPESSO L’EVANGELISTA GIOVANNI.
San Luca, fa un po’ come San Giovanni Evangelista, usa il termine a doppio senso (come farà anche quando usa la parola «esodo» -in Lc 31-) PER INDICARE L’UNICO MISTERO, PROFONDO E PIENO DI SFACCETTATURE, CHE VA DALLA PASSIONE DI GESÙ FINO ALLA SUA ASCENSIONE AL CIELO.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!