«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 16,21-27
+ In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il brano di Vangelo che viene letto in questa domenica segue immediatamente quanto abbiamo ascoltato la scorsa domenica: la confessione di fede di Pietro e l’incarico che Gesù gli affida nei riguardi della Chiesa.
A questo punto Gesù fa il suo primo annuncio riguardante la sua sorte finale: a Gerusalemme doveva soffrire molto da parte degli anziani, l’autorità politica; dei capi dei sacerdoti, sommo vertice dell’autorità religiosa e degli scribi, i professori di teologia e di diritto; venire ucciso e il terzo giorno risorgere.
Comunque, il disegno di salvezza di Dio, per il quale Gesù è venuto ad abitare tra noi, è completo solo se contemplato nella sua interezza di passione, morte e risurrezione.
Ragion per cui, per comprendere questo brano, dobbiamo inserirlo nel suo contesto letterario, ovvero al centro tra due situazioni fortemente significative:
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la professione di fede di Pietro ‐ che afferma: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt.16,16) ‐,
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e la Trasfigurazione, dove Dio conferma «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo» (Mt.17,5).
È tra queste due situazioni che Gesù insegnava ai suoi discepoli che «...doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto… e venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Gesù annuncia espressamente il suo destino di morte e mette in evidenza il fatto della sua grande sofferenza che rientra nel progetto di Dio: il verbo impersonale col quale introduce il suo discorso (“bisogna”, è necessario) RIMANDA INFATTI AD UNA VOLONTÀ SUPERIORE CHE RENDE NECESSARIA ED INEVITABILE QUELLA STRADA: SOLO ADERENDO PIENAMENTE ALLA VOLONTÀ DEL PADRE, ANCHE SE PER MOLTI VERSI È MISTERIOSA, EGLI PUÒ ESSERE REALMENTE IL “CRISTO”.
Sebbene si tratti di un brano di transizione, siamo di fronte a un passo fondamentale, poiché spiega in che modo si realizzerà la messianicità di Gesù professata da Pietro e il fine di questo disegno di salvezza, che lo condurrà alla gloria contemplata nella Trasfigurazione.
Il discorso fatto da Gesù ai suoi discepoli conduce a considerare che senza affrontare la strettoia della croce, NON SI PUÒ VEDERE LA LUCE DEL GIORNO DELLA RISURREZIONE.
Gesù ci insegna che le difficoltà non vadano aggirate, ma affrontate, e per questo ci ha mostrato una via sicura: basta camminare dietro di lui e SEGUIRLO.
L’invito che Pietro riceve da Gesù «…”vade retro”, ovvero Mettiti dietro di me” (seguimi) indica un imperativo di vocazione. Il maestro non scaccia il discepolo, ma gli spiega il modo in cui si manifesta davvero la fede: seguire la persona e lo stile di Gesù e non pretendere di insegnarli la strada.
Questa è forse una cosa facile da capire, ma molto difficile da realizzare nella nostra vita.
Nell’uomo s’insinua sempre l’ideale dell’autosufficienza, del prestigio, del potere; tutte condizioni che richiedono strumenti di dominio e di possesso per essere realizzate.
Non sono questi, però, gli strumenti che ci permettono di camminare dietro a Gesù: bisogna cambiare il cuore e la mentalità.
Ed è proprio questo che viene detto a Pietro nel momento in cui cerca di distogliere Gesù dai suoi propositi «...va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Sembra proprio che tra il modo di pensare di Dio e quello degli uomini ci sia una profonda differenza:
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l’uno è tutto proteso al bene dell’altro e si mette al servizio del prossimo;
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l’altro rimane centrato su se stesso e sfrutta l’altro per il proprio tornaconto.
Pietro vorrebbe risparmiare a Gesù, e risparmiarsi, il rischio della croce, e trovare un modo per aggirare l’ostacolo, senza considerare che in tal modo imporrebbe a Gesù di non essere più totalmente solidale con l’uomo, inducendolo a “salvarsi la pelle”.
Ma noi sapiamo bene che non è questo il modo di pensare di Gesù.
Né è questo il modo giusto per seguirlo, come non è questo il modo di agire del cristiano.
Operare in tal modo è come andare oltre Gesù lungo il cammino per mettersi al suo posto, mossi dalla pretesa di sapere dove andare e come fare senza aver bisogno di seguire i suoi passi.
Ecco allora che agire così, “pensando come gli uomini”, equivale a mettere da parte l’esempio di Gesù.
“Da allora Gesù cominciò”, quindi significa una serie di insegnamenti che continuano lungo tutto il suo percorso, “a spiegare ai suoi discepoli che doveva …”, IL VERBO DOVERE È UN VERBO TECNICO CHE INDICA LA VOLONTÀ DI DIO, “andare a Gerusalemme e soffrire”.
Questo verbo è una creazione degli evangelisti perché assomiglia molto al termine Pasqua, infatti il verbo soffrire in greco è “pàsco” ed ha assonanza con il termine “Pasca”, che significa “Pasqua”, PERCHÉ GLI EVANGELISTI HANNO VISTO IN GESÙ IL VERO AGNELLO PASQUALE.
Gesù avrebbe dovuto “…soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi”; tutti questi sono i componenti del sinedrio, il massimo organo giuridico di Israele, “...venire ucciso”, quindi Gesù non andrà a conquistare il potere, ma sarà ucciso dai detentori del potere religioso.
I massimi rappresentanti dell’istituzione religiosa saranno gli assassini di Gesù.
Però aggiunge, “…e risorgere il terzo giorno”.
Il terzo giorno non è un’indicazione cronologica, IL NUMERO TRE INDICA CIÒ CHE È PIENO, CIÒ CHE È COMPLETO, QUINDI SARÀ UCCISO, MA TORNERÀ IN VITA PIENAMENTE.
Spesso la predicazione cristiana ha usato alcuni di questi versetti per tessere l’elogio della ricerca del “necessario dolorismo”, di una fede triste, come se un buon cristiano dovesse andarsi a cercare le sofferenze, annientare se stesso, guardare e vivere con sospetto e con sensi di colpa ogni piacere e ogni gioia della vita.
“…Rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” per Gesù ha ben altro significato.
Si tratta di non fare di sé il centro del mondo, di non impostare la vita come un girotondo attorno a noi stessi, ma di assumere la responsabilità delle proprie scelte, come ha fatto Gesù.
Si tratta di un appello alla responsabilità, non di un invito a disertare la vita.
Dobbiamo però fare subito una precisazione.
Gesù non chiede di rinnegare “ciò che siamo”, MA CIÒ CHE “SIAMO DIVENTATI”.
Noi siamo immagine di Dio, siamo perciò qualcosa di “molto buono”, come ebbe a dire Dio stesso, subito dopo aver creato l’uomo e la donna.
Quello che dobbiamo rinnegare non è quello che ha fatto Dio, MA QUELLO CHE ABBIAMO FATTO NOI, USANDO MALE DELLA NOSTRA LIBERTÀ.
In altre parole, le tendenze cattive, il peccato, tutte cose che sono come incrostazioni posteriori sovrapposte all’originale.
La bella immagine di Dio che dovremmo essere, è stata ricoperta da sette strati che sono i sette vizi capitali.
Forse non è male richiamarceli alla memoria se li avessimo dimenticati.
Sono: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia.
San Paolo chiama questa immagine deturpata “l’immagine terrestre”, in opposizione alla “immagine celeste” che è la somiglianza con Cristo.
“Rinnegare se stessi” non è dunque un’operazione per la morte, ma per la vita, per la bellezza e per la gioia.
È anche un imparare il linguaggio del vero amore. Immagina, diceva un grande filosofo del secolo scorso, SOREEN KIERKEGAARD, una situazione puramente umana.
Due giovani si amano. Però appartengono a due popoli diversi e parlano due lingue completamente diverse.
Se il loro amore vuole sopravvivere e crescere, è necessario che uno dei due impari la lingua dell’altro.
Altrimenti non potranno comunicare e il loro amore non durerà.
Così, commentava, avviene tra noi e Dio.
Noi parliamo il linguaggio della carne, LUI quello dello spirito; noi quello dell’egoismo, LUI quello dell’amore.
Rinnegarsi è imparare la lingua di Dio per poter comunicare con LUI, ma ed è anche imparare la lingua che ci permette di comunicare tra di noi.
Non si è capaci di dire dei “sì” all’altro, a partire dal proprio coniuge, se non si è capaci di dire dei “no” a se stessi.
Per rimanere nell’ambito del matrimonio, tanti problemi e fallimenti nella coppia dipendono dal fatto che l’uomo non si è mai preoccupato veramente di imparare il modo di esprimere l’amore della donna, e la donna quello dell’uomo.
Anche quando parla di rinnegamento di sé, il Vangelo, come si vede, è assai meno remoto dalla vita di quanto si crede.
Fratelli e Sorelle, attenzione!
Si deturpa il volto della fede cristiana quando si riduce la sequela di Gesù ad un cumulo di rinunce, di abnegazioni,di negazioni, mentre il discepolo sa bene che, nel cuore del VANGELO, È PROCLAMATA LA PAGINA DELLE BEATITUDINI, IL “MANIFESTO” CRISTIANO DELLA FELICITÀ.
La croce è inseparabile dalla risurrezione perchè Gesù promette a chi lo segue “una gioia che nessuno potrà portarvi via” ( Giovanni 16, 22) a partire già da questo oggi nell’intreccio di croce e risurrezione.
Contro ogni logica umana, la croce non comporta alcuna contrarietà, qualcosa da evitare a ogni costo, ma l’opportunità di stare con Gesù nella sua vittoria.
Secondo la logica di Dio, la via che conduce alla vittoria gloriosa sul peccato e la morte passa attraverso la passione e la croce.
Nella sua predicazione, SAN JOSEMARÍA ESCRIVÀ DE BALAGUER, ricordava il sogno di un autore classico castigliano nel quale si parlava di due strade.
La prima è larga e ben tracciata, ma finisce in un precipizio senza fondo.
È la strada che seguono in modo sventato i mondani. “In quel sogno, un altro sentiero si apre in diversa direzione: è così stretto e ripido, che è impossibile percorrerlo a dorso di mulo.
Chi lo affronta, procede a piedi, a zig zag, sereno in volto, in mezzo a cardi pungenti e schivando dirupi. In certi passaggi, i viandanti lasciano brandelli delle loro vesti e anche della propria carne.
Ma, alla fine, li accoglie un giardino delizioso, la felicità eterna, il Paradiso.
È la via delle anime sante che si umiliano, che volentieri, per amore di Cristo, si sacrificano per gli altri; è il percorso di chi non ha paura di andare in salita, addossandosi con amore la croce, per quanto pesante, perché sanno che, se il peso li fa vacillare, potranno rialzarsi e continuare a salire: Cristo è la forza di questi viandanti” (San Josemaría, Amici di Dio, n. 130 ).
Il fine di ogni essere umano è raggiungere la felicità; ma la felicità non si ottiene quando si cerca sempre ciò che è più comodo e più desiderabile, bensì quando si ama molto, anche quando l’amore comporta qualche sacrificio.
“Quel che occorre per raggiungere la felicità non è una vita comoda, ma un cuore innamorato”, diceva san Josemaría (San Josemaría, Solco, n. 795 ).
“Perciò mi piace chiedere a Gesù, per me: Signore, non un giorno senza croce!
Così, con la GRAZIA DIVINA, si rafforzerà il nostro carattere, e serviremo di appoggio al nostro Dio, al di sopra delle nostre miserie personali” (San Josemaría, Amici di Dio, n. 216 ).
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!