03.06.2023 – SABATO SAN CARLO LWANGA E COMPAGNI – MARCO 11,27-33 “Con quale autorità fai queste cose?”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo

+ In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo “Dal cielo”, risponderà “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La Chiesa cattolica venera quali Santi Martiri Ugandesi ventidue servitori, paggi e funzionari del re di Buganda, nell’odierna Uganda, convertiti al cattolicesimo dai missionari d’Africa, i cosiddetti “padri bianchi”, che vennero fatti uccidere in quanto cristiani sotto il regno di Mwanga II (1884-1903) tra il 1885 ed il 1887.

Inizialmente l’opera dei missionari, avviata nel 1879, venne ben accolta dal re Mutesa così come dal successore Muanga, che però si fece influenzare dal cancelliere del regno e dal capotribù, decidendo la soppressione fisica dei cristiani, alcuni dei quali uccise con le proprie mani.

Per accrescere la sofferenza dei condannati, il sovrano decide di trasferirli dal Palazzo reale di Munyonyo a Namugongo, luogo delle esecuzioni capitali: 27 miglia separano i due luoghi, 27 miglia che diventano una vera e propria “Via Crucis”.

Lungo la strada Carlo e i suoi compagni sono oggetto delle violenze dei soldati del re che cercano, con ogni mezzo, di farli abiurare.

In otto giorni di cammino, molti muoiono trafitti da lance, impiccati e persino inchiodati agli alberi.

Il 3 giugno i sopravvissuti giungono stremati sulla collina di Namugongo, dove li aspetta il rogo.

CARLO LWANGA E I SUOI COMPAGNI, INSIEME AD ALCUNI FEDELI ANGLICANI, VENGONO ARSI VIVI.

PREGANO FINO ALLA FINE, SENZA EMETTERE UN GEMITO, DANDO UNA PROVA LUMINOSA DI FEDE FECONDA.

Chi assiste all’esecuzione è impressionato dal sentirli pregare fino alla fine, senza un gemito.

È un martirio che non spegne la fede in Uganda, anzi diventa seme di tantissime conversioni, come profeticamente aveva intuito Bruno Sserunkuuma poco prima di subire il martirio “Una fonte che ha molte sorgenti non si inaridirà mai; quando noi non ci saremo più altri verranno dopo di noi”.

La serie dei martiri cattolici elevati alla gloria degli altari si chiude il 27 gennaio 1887 con l’uccisione del servitore del re, Giovanni Maria Musei, che spontaneamente confessò la sua fede davanti al primo ministro di re Mwanga e per questo motivo venne immediatamente decapitato.

Carlo Lwanga, insieme a dodici compagni il 3 giugno 1886, saranno beatificati da Papa Benedetto XV il 6 giugno 1920 e canonizzati l’8 ottobre 1964 dal pontefice Paolo VI, che, durante il suo viaggio in Africa del 1969, intitolò loro anche il grande santuario di Namugongo, eretto sul luogo del loro martirio.

Essi costituiscono il primo caso di fedeli cattolici martiri dell’Africa sub-sahariana ad essere proclamati santi.

Papa Francesco li definirà “Testimoni dell’ecumenismo del sangue”

Il 28 novembre 2015, durante il suo undicesimo viaggio apostolico che lo porta in Uganda, Papa Francesco celebra la Messa nello stesso Santuario, dopo aver visitato la vicina Chiesa anglicana, anch’essa dedicata ai martiri del Paese, dirà nella sua Omelia:

  • Oggi, ricordiamo con gratitudine il sacrificio dei martiri ugandesi, la cui testimonianza d’amore per Cristo e la sua Chiesa ha giustamente raggiunto gli estremi confini della terra ricordiamo anche i martiri anglicani, la cui morte per Cristo dà testimonianza all’ecumenismo del sangue…Vite contrassegnate dalla potenza dello Spirito Santo, vite che testimoniano anche ora il potere trasformante del Vangelo di Gesù Cristo”.

Mi corre certamente l’obbligo di sottolineare che, insieme ai cristiani, furono martirizzati anche alcuni musulmani: GLI UNI E GLI ALTRI AVEVANO RICONOSCIUTO E TESTIMONIATO CON IL SANGUE CHE “KATONDA” (cioè il Dio supremo dei loro antenati) ERA LO STESSO DIO AL QUALE SI RIFERISCONO SIA LA BIBBIA CHE IL CORANO.

Ma veniamo ora al testo evangelico odierno.

  • Mentre Gesù camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani”.

È il Sinedrio, che si rende presente, se non per intero, almeno attraverso una sua significativa rappresentanza, istituzione suprema di autorità del popolo ebraico, che esercitava il potere legislativo e il potere giudiziario, sia in ambito profano che religioso.

E il Sinedrio, ponendo la domanda a Gesù, mostra di non riconoscere al Nazareno, nessun ruolo profetico, che comandi oltre loro e sopra di loro.

In questo modo il Sinedrio mostra di esercitare la sua autorità in maniera autoreferenziale: soltanto “i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani” sono gli interpreti autorizzati della Legge di Dio e nessuno, neppure Dio, può guidarli in questo, perché la Legge sta nelle loro mani e basta.

In questo scenario gli insegnamenti di Cristo risuonano come novità indesiderate e spesso si ritengono gravemente offesi dalle sue affermazioni.

Il loro imbarazzo, che sfocia in rabbia feroce e aperta contestazione, cresce nel costatare che molti, sempre più numerosi, ormai seguono Gesù, riconoscendolo come vero profeta che “…parla con autorità. Non come i loro scribi”.

E per salvaguardare il loro potere, di conseguenza, sono disposti a uccidere chi contesta (è quel che si propongono di fare con Gesù, come lo lasciarono fare volentieri con Giovanni Battista).

Per cui affrontano Gesù dicendo «…con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».

Non potendo contestare le verità che Gesù afferma né negare i prodigi che compie, fanno appello alle fonti dell’autorità e della gerarchia.

Vogliono accusare Gesù di abuso della credulità popolare e di abuso di autorità.

Non gli riconoscono il diritto di rivelare al mondo la verità e di proclamare la legge nuova dell’amore, ergendosi a giudici del Cristo, senza essere in grado di valutare con sapienza quanto sta accadendo nel loro mondo.

Questo loro atteggiamento era già stato condannato dal Signore, che li aveva apostrofati dicendo “…ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”.

Fratelli e Sorelle, quando si esercita il potere in maniera autoreferenziale, il criterio che presiede, non è la verità o la giustizia, o il bene del popolo, MA LA PAURA DI PERDERE IL POTERE: infatti “essi temevano la folla”.

E, in questo contesto, mi piace vedere come Gesù li interroga su Giovanni Battista e la sua opera di predicazione e di conversione:

  • “Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?”

E il Vangelo ci restituisce un’immagine severa sul cinismo e la mancanza di fede dei rappresentanti del Sinedrio, ma anche una notizia molto bella sulla fede della gente comune.

LA PAURA DI QUESTI CAPI NEI CONFRONTI DELLA FOLLA DICE LA MISERIA DELLA LORO CONDIZIONE.

Niente importa loro dell’autenticità o meno dell’opera del Battista, che peraltro hanno respinto.

Ma la domanda di Gesù li “mette all’angolo”, perché ogni risposta li condannerebbe inesorabilmente.

Ma non rispondendo, non ottengono da Gesù nessuna risposta sull’origine del mistero di Sè .

Per noi questo dialogo è importantissimo perché intreccia profondamente l’Antico testamento col Nuovo Testamento CHE IL SIGNORE È VENUTO A SANCIRE CON LA SUA PASQUA DI MORTE E DI RISURREZIONE, E QUINDI CON LA RIVELAZIONE PIENA CHE IN LUI HANNO LA PROFEZIA E LE SCRITTURE.

Ed essi, pur se increduli e cinici avrebbero dovuto convenire che Giovanni era stato davvero un profeta, l’ultimo e supremo profeta del Messia.

E dunque, c’è una UNITÀ PROFONDA, assoluta ed essenziale tra i due Testamenti:

  • quella che in Giovanni si compie
  • e quella che in Gesù viene donata all’intera umanità.

In Gesù tutte le Scritture antiche si compiono e si svelano pienamente.

E tutte le Scritture illuminano e svelano la Persona, l’insegnamento e l’opera del Signore Gesù, culminanti nel suo sacrificio d’amore.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!