03.05.2023 MERCOLEDI’ Santi FILIPPO e GIACOMO – GIOVANNI 14,6-14 “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?”
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 14,6-14
+ In quel tempo, disse Gesù a Tommaso «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Parola del Signore
Mediti…AMO
L’apostolo Filippo e Giacomo il minore vengono ricordati lo stesso giorno poiché le loro reliquie furono deposte insieme nella chiesa dei Dodici Apostoli a Roma.
Filippo (primo secolo) era originario della città di Bethsaida, la stessa degli apostoli Pietro e Andrea. Discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi a seguire Gesù e, secondo la tradizione, evangelizzò gli Sciti e i Parti.
Giacomo (primo secolo) era figlio di Alfeo e cugino di Gesù. Ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme (50 circa) divenendo capo della Chiesa della città alla morte di Giacomo il Maggiore. Scrisse la prima delle Lettere Cattoliche del Nuovo Testamento. Secondo Giuseppe Flavio (37 circa – 103) fu lapidato tra il 62 e il 66. Tuttavia l’attendibilità del racconto è dubbia.
FILIPPO è appena citato nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca. Giovanni lo presenta per la prima volta mentre fa il conto di quanto costerebbe sfamare la turba che è al seguito di Gesù (6,57). E, più tardi, quando accompagna da Gesù, dopo l’ingresso in Gerusalemme, alcuni “Greci” venuti per la Pasqua: quasi certamente “proseliti” dell’ebraismo, di origine pagana (12,21 ss.). Nell’ultima cena, Filippo è uno di quelli che rivolgono domande ansiose a Gesù. Gli dice: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”, attirandosi dapprima un rilievo malinconico: “Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo?”. E poi arriva, a lui e a tutti, il pieno chiarimento: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”.
Dopo l’Ascensione di Gesù, troviamo Filippo con gli altri apostoli e i primi fedeli, allorché viene nominato Mattia al posto del traditore Giuda (Atti degli apostoli, cap. 1). Poi non si sa più nulla di lui.
GIACOMO, figlio di Alfeo, è detto il Minore per distinguerlo da Giacomo figlio di Zebedeo (e fratello di Giovanni) detto il Maggiore e da secoli venerato come Santiago a Compostela. Da Luca sappiamo che Gesù sceglie tra i suoi seguaci dodici uomini “ai quali diede il nome di apostoli” (6,14), e tra essi c’è appunto Giacomo di Alfeo, il Minore. Nella Prima lettera ai Corinzi, Paolo dice che Gesù, dopo la risurrezione “apparve a Giacomo e quindi a tutti gli apostoli”. Lo chiamano “Giusto” per l’integrità severa della sua vita. Incontra Paolo, già duro persecutore dei cristiani e ora convertito: e lo accoglie con amicizia insieme a Pietro e Giovanni. Poi, al “concilio di Gerusalemme”, invita a “non importunare” i convertiti dal paganesimo con l’imposizione di tante regole tradizionali. Si mette, insomma, sulla linea di Paolo. Dopo il martirio di Giacomo il Maggiore nell’anno 42 e la partenza di Pietro, Giacomo diviene capo della comunità cristiana di Gerusalemme. Ed è l’autore della prima delle “lettere cattoliche” del Nuovo Testamento. In essa, si rivolge “alle dodici tribù disperse nel mondo”, ossia ai cristiani di origine ebraica viventi fuori della Palestina. È come un primo esempio di enciclica: sulla preghiera, sulla speranza, sulla carità e inoltre (con espressioni molto energiche) sul dovere della giustizia. Secondo lo storico Eusebio di Cesarea, Giacomo viene ucciso nell’anno 63 durante una sollevazione popolare istigata dal sommo sacerdote Hanan, che per quel delitto sarà poi destituito.
MA VENIAMO AL TESTO EVANGELICO.
Dio non lo vediamo mai direttamente, ma sempre attraverso qualcos’altro.
Un po’ come quando guardiamo il sole. Lo possiamo fare solo se indossiamo un paio di occhiali neri.
Allo stesso modo possiamo vedere Dio ATTRAVERSO LA NOSTRA VITA QUOTIDIANA, perché DIO, È AMORE (1Gv 4,3), e per tale RAGIONE LO VIVIAMO E LO VEDIAMO SOLO NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI CHE INTESSIAMO PAZIENTEMENTE CON IL MONDO E CON NOI STESSI.
E per spiegare questa esigenza di “AVER BISOGNO DI PORRE IN ESSERE UNA VITA DI RELAZIONE”, Gesù passa a parlare della via che è necessario percorrere per arrivare a questo risultato.
E ci dice che per giungere al Padre bisogna passare per il Figlio.
E Tommaso, il discepolo “gemello” (Dídymos: 11,16; 20,24; 21,2) di ciascuno di noi, desiderava –come ognuno di noi- concretezza e chiarezza nei discorsi.
Ma aveva frainteso tutto.
Aveva capito che Gesù parlava di via nel senso materiale di strada, mentre Gesù stava parlando della via come mezzo per giungere a Dio, come strumento per mettersi in contatto personale con il Padre.
Bene ebbe a dire S. Ignazio di Loyola “…fa’ che ti conosca intimamente, o Cristo, e compagno della tua croce, possa risorgere con te“, per vivere in Dio.
Gesù proclama di essere il mediatore personale con il Padre e che non ve ne sono altri. Esclude qualsiasi altra mediazione all’infuori della sua.
Come nessuno può andare verso Cristo se non gli è concesso dal Padre (Gv 6,65), così nessuno può giungere al Padre senza la mediazione di Gesù.
Ma Gesù, oltreché LA VIA, proclama di essere anche LA VERITÀ E LA VITA, identificandosi con la verità, e quindi si proclama LA RIVELAZIONE PERSONIFICATA DI DIO.
Le tre parole VIA, VERITÀ E VITA sono applicate al Cristo per indicare le sue tre funzioni specifiche di mediatore, rivelatore e salvatore.
E questo perché:
- SOLO GESÙ È L’UNICA PERSONA CHE MANIFESTA IN MODO PERFETTO LA VITA E L’AMORE DI DIO PER L’UMANITÀ E COMUNICA AL MONDO LA SALVEZZA CHE È LA VITA DI DIO.
- SOLO GESÙ PUÒ CONDURRE L’UOMO A DIO, PERCHÉ EGLI SOLO VIVE NEL PADRE E IL PADRE VIVE IN LUI. PERCIÒ CHI CONOSCE GESÙ CONOSCE ANCHE IL PADRE E CHI VEDE GESÙ VEDE ANCHE IL PADRE.
Ed è perciò importante per ogni cristiano vero, che cammina sulle strade della storia e del tempo, ascoltare in cuore queste parole che rendono persuasi di una verità fondamentale:
- Gesù È Il Verbo Di Dio, La Seconda Persona Della Santissima Trinità.
E, in questo contesto Filippo chiede a Gesù “…mostraci il Padre“.
È quello stesso Filippo che, invitato a seguire Gesù, lo aveva fatto confessandolo come colui che era stato preannunciato da Mosè e dai profeti (Gv 1,43-45), non ha compreso la vera identità di Gesù.
Vede in Gesù “l’Inviato di Dio”, “il Veniente nel Nome del Signore”, MA ANCORA NON SA CHE GESÙ È IL RACCONTO, LA NARRAZIONE DEL PADRE.
Non condanniamolo subito, come siamo da secoli soliti fare, perché il desiderio di Filippo È ANCHE IL NOSTRO ANELITO PIÙ PROFONDO “…di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”. Il tuo volto Signore io cerco” canta l’antico sapiente di Israele nel Salmo 26).
Inoltre la richiesta di Filippo riproduce la domanda di Mosè rivolta al Signore “Mostrami la tua gloria” (Es 33,18).
E Gesù gli risponde che egli vive nel Padre (vv.9-10).
L’apostolo avrebbe dovuto sapere che Gesù è una sola cosa con il Padre (Gv 8,24.28.58; 10,30.38; 13,13), e che, di conseguenza, vedendo Gesù si vede il Padre (v.9).
Infatti anche noi, non abbiamo altro bisogno che vedere il Padre: mostracelo Gesù, perché solo in Lui riconosciamo noi stessi!
Ma Gesù ci dice “…chi ha visto me, ha visto il Padre“.
Il volto dell’uomo Gesù, è “il Volto“. Il Vangelo ci manifesta Gesù Volto del Padre: questa è la rivelazione cristiana.
L’UOMO GESÙ è IL FIGLIO DI DIO. L’UOMO GESÙ glorificato nella resurrezione È DIO STESSO, come confessa Tommaso “…Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28).
Dio lo si incontra in Gesù uomo:
- nella sua umanità si può vedere Dio,
- guardando l’agire di Gesù e ascoltando le sue parole si può incontrare Dio.
Questo è lo specifico, la singolarità della FEDE CRISTIANA, che è “scandalo per ogni via religiosa, follia per ogni saggezza umana” ebbe, sapientemente, a dire, un giorno, Paolo di Tarso alla sua Comunità di Corinto (1Cor 1,22-23)!
In altre parole, il Signore ci chiede DI RINUNCIARE ALLA VISIONE per poter vedere, attraverso l’amore per LUI, il fondamento di un nuovo modo di vivere e di sperare.
Perché questo possa concretizzarsi, BISOGNA DESIDERARE ED ESSERE CAPACI DI AVERE OCCHI PER L’AMORE VERO «…non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?».
Questa affermazione così chiara del Signore Gesù, è il riassunto di tutto ciò che dice con grande forza l’apostolo Paolo:
- «…vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato» (1Cor 15,12).
Santa Elisabetta della Trinità, ha detto:
- “Non c’è da temere che la mia gioia passi, perché Dio, Trinità d’amore ne è l’unico oggetto ed egli non cambia”.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!