03.04.2023 LUNEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA – GIOVANNI 12,1-11 “Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 12,1-11

+ Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

È iniziata la grande settimana nella quale Dio si dona, si offre, fa della sua immensa vita divina un immenso dono umano di luce e di comprensione, di un amore totale e consapevole, di un inesauribile dono di sé.

Ogni evangelista racconta a modo suo la vita e le azioni di Gesù durante la festa della Pasqua a Gerusalemme.

Per san Giovanni, tutto quello che succede durante questi “ultimi” giorni ha un valore simbolico e oltrepassa le apparenze.

Siamo nella Settimana Santa, la settimana della PASQUA DI GESÙ, del suo passaggio da questo mondo al Padre.

La liturgia ci regala un piccolo gioiello. L’inizio del capitolo 12 del vangelo di Giovanni, che fa da legame tra:

  • il Libro dei Segni (capitoli 1-11), alla cui fine, appaiono con chiarezza la tensione esistente tra Gesù e le autorità religiose dell’epoca (Gv 10,19-21.39) ed il pericolo che correva il Maestro.
  • ed il Libro della Glorificazione (capitoli 13-21).

Diverse volte avevano cercato di ucciderlo (ci racconta Giovanni ai capitoli 10,31 e 11,8.53 e 12,10 del quarto Evangelo).

Tanto che Gesù si vide obbligato a condurre una vita clandestina, perché poteva essere preso in qualsiasi momento (Gv 10,40 e 11,54).

Ma, nonostante Gesù, subisca questa persecuzione ad opera dei giudei, si reca a comunque a Betania, sei giorni prima della pasqua, a casa dei suoi amici Lazzaro, Marta e Maria, che lo ricevono nella loro casa e gli offrono da mangiare.

E durante il pasto, Maria unge i piedi di Gesù con una grande quantità di profumo di nardo puro (327 GRAMMI, quasi mezzo chilo!), che costava trecento denari.

E, nell’ungere i piedi di Gesù, Maria si fa sua serva, anzi sua sposa; anche Gesù si presenterà come lo Sposo ripetendo lo stesso gesto verso la comunità dei discepoli nell’ultima cena. (Gv 13,5).

Certamente il racconto dell’unzione di Gesù a Betania è uno dei più sorprendenti e delicati dell’Evangelo.

In esso tutti i protagonisti diventano dei simboli:

  • è l’inizio della settimana della Passione,
  • Gesù è l’ospite di Marta, di Maria e di Lazzaro, in Betania,
  • siamo a sei giorni prima della Pasqua,
  • c’è il suggerimento del traditore Giuda,
  • la risposta di Gesù che richiama uno degli atti pietosi della sepoltura anticipato da Maria,
  • l’accenno che il Signore non l’avrebbero avuto per sempre, mentre i poveri sì,
  • infine l’insano proposito dei sommi sacerdoti di uccidere il risuscitato Lazzaro, che faceva tanta propaganda per Gesù, anche senza volerlo, con la sua persona.
  • Nella volontà di uccidere Lazzaro si risente la volontà di uccidere Gesù.
  • È il banchetto del mesto addio agli amici prima della morte. 
  • Questo racconto si colloca nell’ultima settimana della vita terrena del Signore e viene interpretato da Gesù stesso come una profezia anticipatrice della sua morte imminente.
  • A compiere quest’atto unico ed irripetibile, e profetico, è proprio Maria, LA DONNA AMANTE DELL’ASCOLTO E DEL SILENZIO (elogiata da Gesù in Lc 10,40).

Possiamo essere certi, che il suo gesto ci racconta tutta la solennità e l’importanza della scena descritta, con verbi toccanti:

  • ..
  • ..
  • asciugò…
  • la casa si riempì…
  • di profumo. Profumo, dall’ebraico “shèmen” da “shèm”, che significa “nome”. Nel Cantico dei Cantici LO SPOSO è chiamato profumo effuso (Ct 1,3). IL NOME, L’ESSENZA DI DIO, È PROFUMO. E il nardo è un profumo molto prezioso che viene dall’India. La qualità migliore cresce sulle pendici dei monti a 5.000 metri: viene dunque da lontano e da molto in alto! È fatto con le radici del fiore di nardo e rappresenta l’amore fedele che la sposa offre allo Sposo.

Ma riprendiamo, dopo questa piccola curiosità, l’esame del testo.

Questi quattro verbi, usati per descrivere questa azione sacra, compiuta con le mani e con i capelli, non hanno certamente bisogno di essere accompagnati da parole superflue, tanto sono eloquenti.

E, nell’unguento è Maria stessa che si versa, che si effonde in una profumata confessione di fede e di amore in COLUI che ella riconosce e chiama il SUO “SIGNORE” (Gv 11,32).

Solo un cuore amante e femminile, poteva giungere a un atto così gratuito e pubblicamente sconveniente, per la società dell’epoca: ungere i piedi di Gesù con un olio prezioso e asciugarli con i suoi capelli.

Ella vuol onorare Gesù con puro amore innocente, senza preoccuparsi delle altre persone presenti.

E, la critica superficiale che le viene indirizzata riguarda soltanto il suo “sperpero”.

Ma, in realtà si sta celebrando l’abbandono senza misura di questa donna.

E solo Giuda parla, perché preferirebbe trasformare in tante piccole quantità il dono di Maria, e venire così in aiuto a tante piccole miserie.

MA GESÙ APPROVA LA SPONTANEITÀ DI QUESTO AMORE, E NE ACCETTA IL DONO TOTALE, SIMBOLO ED IMMAGINE DEL DONO CHE EGLI FA DI SÉ STESSO. UN DONO CERTAMENTE SENZA MISURA.

Il vero protagonista del racconto è il profumo: il nardo.

Si tratta d’un olio profumato assai prezioso e genuino: 350 grammi circa, di un preziosissimo unguento, valutato da Giuda, che se ne intendeva, fino a trecento denari, equivalenti del salario annuale di un contadino.

Ma il prezzo e il valore di questo profumo va interpretato nel suo significato più vero: l’AMORE, col quale Maria compie questo gesto, che è senza prezzo, a nome dei discepoli, ovvero di tutti quelli che amavano Gesù e di tutti coloro che, pur non avendolo visto fisicamente, lo avrebbero amato lungo i secoli.

In questa donna Dio trova finalmente ciò che da sempre cerca ardentemente: essere amato da chi ama.

Ciò che Maria fa, anticipa quello che Gesù farà tra sei giorni, quando dal suo corpo straziato esalerà dalla sua Vita donata, come un profumo senza prezzo per la salvezza del mondo, IL BUON PROFUMO DI CRISTO.

In questo brano, simbolicamente la Chiesa è ora rappresentata da Maria, la “sposa” che risponde all’amore dello Sposo (come ci racconta il Cantico dei Cantici al capitolo 1,3).

CURIOSITA’

L’episodio di una donna che unge i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli, oltre che nel vangelo di Giovanni, è raccontato anche da Mc 14,1-11 e Mt 26,6-13 che lo ambientano a Betania ma in casa di Simone il lebbroso.

Lo stesso episodio, con alcune evidenti varianti – per esempio le lacrime – viene raccontato anche da Lc 7,36-50, che però lo ambienta in casa di Simone il fariseo.

Solo nel IV vangelo abbiamo dunque l’indicazione che l’episodio si svolge in casa di Marta e Maria a Betania.

E, mi piace pensare che solo Gesù capisce Maria di Betania, come solo Maria di Betania capisce Gesù e con la sua passione per Lui è come se lo consacrasse, nel suo cammino di passione verso la gloria di Dio, con il dono della sua vita.

Mentre Pietro dinanzi al mistero della croce aveva detto «No, Signore, non dovranno succedere tutte queste cose», questa umile donna, invece, facendosi vera discepola, non dice una parola, MA ENTRA DECISAMENTE NEL MISTERO DELLA PASSIONE E MORTE DI GESÙ CRISTO.

E la casa della povertà (Betania) nel vangelo di Giovanni non ha l’odore acre del fariseo Simone che giudica (Lc 7,39s), né la puzza del lebbroso Simone (Mc 14,3), né il cattivo odore della morte di Lazzaro.

La casa della povertà è piena di profumo: è il profumo della vita, è il profumo dell’amore, è il profumo della nuzialità.

In questa casa, dove prima regnava il lutto per la morte di Lazzaro, ora abbiamo visto risuonare gli eloquenti gesti dello Sposo e della Sposa, mentre si diffonde la fragranza del profumo.

Tutta la casa è, in qualche modo, coinvolta da quel gesto.

Chi è presente, vede, ne è contagiato, provocato e deve necessariamente confrontarsi con quel modo di agire, perché ogni dono è contagioso e mai rimane isolato, rinchiuso nella sterilità.

Perché ogni dono chiama, invita e l’amore gratuito che ne deriva, si spande dovunque, come il profumo dell’unguento di Betania e affascina, perché -come amava ripetere sant’Agostino- «la misura dell’amore sta nell’amare senza misura».

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!