03.03.2024 – DOMENICA 3′ DI QUARESIMA B – GIOVANNI 2,13-25 “non fate della casa del Padre mio un mercato”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 2,13-25
+ Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo. Parola del Signore
Mediti…AMO
Dalla III alla V domenica di quaresima, il ciclo B, ci offre tre testi dell’evangelista Giovanni con lo scopo di introdurci sempre meglio nel mistero pasquale.
La pericope scelta per questa domenica ci presenta il tema del tempio, anzi del “nuovo tempio”, poiché con la Pasqua di Gesù Dio si fa presente nel corpo risorto del Cristo.
Seppur situato nel suo contesto, nei primi capitoli di Giovanni, il brano scelto ha una sua struttura e una sua autonomia.
È un episodio storico, quello della cacciata dei venditori dal tempio, riportato da tutti e quattro gli evangelisti, ma che in Giovanni acquista un forte carattere simbolico intrecciato com’è ad elementi chiaramente postpasquali.
Ma andiamo con ordine.
Il racconto si apre con Gesù che, in prossimità della Pasqua, si reca a Gerusalemme.
Si tratta della prima delle diverse salite a Gerusalemme che Gesù compirà secondo il IV vangelo.
Nel Vangelo secondo Marco, come anche per Matteo e per Luca, l’episodio della cosiddetta “purificazione del tempio” si viene a trovare dopo l’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme.
Siamo, insomma, alla fine della vita pubblica di Gesù, e non come vediamo nella lettura del Quarto Vangelo, all’inizio del suo ministero.
E nel 4’ Evangelo e il testo già si propone come anticipatore degli eventi della passione, morte e resurrezione di Gesù.
La scena in Giovanni si trova infatti nel secondo capitolo, quando Gesù ha appena inaugurato i “segni” del regno con le nozze a Cana.
Da quella città, Gesù «…discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là solo pochi giorni» (Gv 2,12) e partirono subito per Gerusalemme, per celebrare la Pasqua.
Con questo suo gesto profetico Gesù vuole spiegare quale sia il vero culto davanti a Dio, e che anche il Tempio deve essere posto nella giusta relazione col divino.
“I Giudei dunque risposero e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare questo?”
In senso opposto i giudei, prevenuti nei confronti di Gesù, reagiscono con diffidenza e chiedono un segno.
Essi leggono come un’azione profetica il suo gesto e perciò vogliono la conferma che egli ne abbia l’autorità.
Anche nei sinottici a Gesù è richiesto un segno a giustificazione dei suoi gesti di autorità (Mc 11,28-33; Mt 21,27; Lc 20,8) che egli non fornisce.
Ricordiamo però quando riferisce Mt 12,39 “…in quanto al segno non le sarà dato altro che il segno di Giona“.
Tutti i vangeli mostrano un legame tra il gesto compiuto nel tempio e la morte di Gesù, anche se in modi diversi.
Ma alla domanda sul segno che fonda la sua autorità per compiere i gesti profetici che ha operato nel Tempio, in Giovanni, Gesù risponderà “…distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere“.
E il verbo usato è “eghéiro”, significa anche rialzare, tipico per indicare la risurrezione.
Un altro riferimento interno al vangelo giovanneo, potrebbe essere il testo del profeta Malachia, che si trova al capitolo 3,1-3 “…improvvisamente verrà nel suo tempio il Signore che voi cercate… Chi potrà sopportare il giorno della sua venuta? … Egli purificherà i figli di Levi” con un collegamento al titolo di Agnello di Dio che il Battista ha applicato a Gesù (Gv 1,29.36).
Si tratta comunque di un annuncio pasquale, perchè è detto che “…Egli parlava del tempio del suo corpo“.
IL CRISTO MORTO E RISORTO È QUINDI IL TEMPIO ESCATOLOGICO, IL LUOGO DI INCONTRO, L’ALLEANZA E LA COMUNIONE TRA DIO E L’UOMO.
Inoltre, nell’evento pasquale Cristo è la vittima e l’offerente.
Egli, che dal Tempio non scaccia solo i cambiavalute, ma anche gli animali per i sacrifici, morirà come agnello pasquale a cui non è spezzato alcun osso (Gv 19,33.36) e deporrà liberamente la propria vita per riprenderla di nuovo (Gv 10,17-18).
L’azione di Gesù è una protesta, come quella dei profeti dell’antichità contro la profanazione della casa di Dio e un segno che la purificazione messianica era ormai vicina.
E tutto questo accade perchè da “domus Patris mei”, dice Gesù, il Tempio era diventato ormai “domus negotiationis”.
All’interno del cortile esterno del tempio Gesù trova quanti vendevano gli animali per i sacrifici assieme ai cambiavalute.
Essendo obbligatorio per pagare la TASSA DEL TEMPIO, attraverso l’utilizzo della moneta prescritta, i pellegrini che giungevano anche da molto lontano, dovevano cambiare il loro denaro.
Ovviamente la presenza di queste persone e degli animali, funzionale ai sacrifici, non era certo decorosa, ANCHE SE TOLLERATA.
Rispetto al racconto dei sinottici Giovanni mette in scena alcuni elementi come la sferza e l’indicazione degli animali (oltre alle colombe e ai cambiavalute citati dagli altri evangelisti) che rendono la scena più viva.
L’insistenza sugli animali, il cui nome è ripetuto due volte, potrebbe alludere alla sostituzione dei sacrifici antichi con quello definitivo dell’ “Agnello di Dio” e suggerire il passaggio dall’ordine cultuale a quello personale nel culto a Dio che Gesù sta per inaugurare.
Ma, come sempre accade, tutto era degenerato in mero commercio, perchè, come ricorda il Salmista, perchè “…l’uomo nel benessere non comprende, è come gli animali che periscono” (Sal 49,21).
Eh si! Fratelli e Sorelle. Spesso nella nostra vita, talvolta, vi è un accecamento che impedisce il discernimento.
E Gesù, nella sua lucidità, annuncia che del Tempio non resterà pietra su pietra che non sia distrutta: solo la fine, anche rovinosa, di elementi che pure erano stati portanti della nostra vita, può a volte aiutarci a un rinnovamento, a una rinascita.
Il testo lascia intendere che i discepoli al momento non capirono.
Ma, solo dopo, grazie al ricordo della Scrittura, diedero un senso al comportamento di Gesù, contestualizzando il comportamento violento di Gesù che addirittura si costruì una sferza di cordicelle per scacciare tutti fuori dal Tempio.
Compresero quindi il suo gesto alla luce delle Scritture “…lo zelo della tua casa mi divorerà” (Sal 69,10).
Gesù è mosso da passione, è divorato da zelo per la casa del Signore, è abitato da pathos per quel luogo santo, ed è indignato e scandalizzato dall’uso che ne viene fatto (Gv 2,17).
Gesù chiama il tempio “…casa del Padre mio”, e non fa riferimento come i sinottici al testo di Is 56,7 (probabilmente un aggiunta della comunità primitiva), ma al profeta Zaccaria, al capitolo 14,21, che dice “…non vi saranno più mercanti nella casa di JHWH degli eserciti in quel giorno“.
Non si tratta solo di rivendicare un culto vero e spirituale, ma qualcosa di più profondo.
Gesù non si riferisce solo al culto e ai sacrifici, MA AL RAPPORTO VIVO CON LA PERSONA DI DIO, il “PADRE MIO” CHE E’ UN TERMINE TIPICAMENTE GIOVANNEO, MA È UN’ESPRESSIONE PRESENTE ANCHE SINOTTICI.
Al tempo di Gesù, molti credettero alla sua parola ma solo perché videro i segni che egli compiva.
Ma per noi, in questo nostro tempo, potrebbe valere quanto disse Gesù a Tommaso “… beati quelli che PUR NON AVENDO VISTO, hanno creduto!” (Gv 20,29).
E questo perchè, credere in Gesù Cristo, vuol dire vivere imitandolo, CIOÈ VIVERE IN CONTINUO STATO DI AMORE VERSO IL PROSSIMO E VERSO IL PADRE.
Fratelli e Sorelle, non dimentichiamo poi, che nella teologia cristiana – in continuità con la riflessione biblica e giudaica – si dirà poi che:
- il credente è, esso stesso, il Tempio (1Cor 3,16),
- l’edificio spirituale gradito a Dio (1Pt 2,5),
- e che Dio può essere adorato non solo su un monte o su un altro, ma in Spirito e Verità (Gv 4,23).
Importanti sono i luoghi dove pregare, ma ancora di più – dice Gesù nel Discorso della montagna – è la stanza della propria anima, quella dove ci si può ritirare, e nella quale in segreto si incontra il Padre; il Padre, che vede nel segreto, ricompenserà chi lo cerca (Mt 6,6).
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!