«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,20-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il testo del vangelo di oggi forma parte di un insieme più ampio: Mt 5,20 fino a Mt 5,48. In questi passaggi Matteo ci indica come Gesù interpreta e spiega la Legge di Dio.
Cinque volte ripete la frase “Avete inteso che fu detto dagli antichi, in verità vi dico!” (Mt 5,21.27.33.38.43).
Poco prima, lui aveva detto “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge ed i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5,17).
L’atteggiamento di Gesù dinanzi alla legge è, nello stesso tempo, di rottura e di continuità. Rompe con le interpretazioni sbagliate, ma mantiene fermo l’obiettivo che la legge deve raggiungere: la pratica della maggiore giustizia, che è l’Amore.
Ovvero di una giustizia che superi quella dei farisei.
E il raggiungimento della pratica della Giustizia, che porta all’Amore, è il filo conduttore che attraversa questo tempo di Quaresima che stiamo vivendo, che è soprattutto tempo di perdono e di riconciliazione con i fratelli.
E all’interno di questo tempo, ci viene mostrato, nella vita terrena vissuta dal Signore, un orizzonte altissimo, ma fattibile:
- la preghiera,
- il rito,
- la celebrazione
…non sono un palcoscenico in cui mostrare a Dio la nostra presunta santità, ma la possibilità che abbiamo di imparare da Dio ad amare e a perdonare.
Allora, Fratelli e Sorelle, cerchiamo di arrivare al gran traguardo della preghiera, con un cuore puro e libero, autentico e riconciliato con gli altri.
Perché il nostro Dio non gradisce un culto slegato alla vita, come ci ha sempre detto attraverso i profeti.
E questo perché la visibilità della nostra credibilità cristiana, passa attraverso la trasparenza della nostra vita.
La Parola di Gesù nel Vangelo odierno ci ricorda perentoriamente che l’offerta del culto deve avere un riferimento essenziale alla riconciliazione con il proprio fratello:
- «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono».
E la preghiera ci deve guidare poi all’interno della liturgia, che esige di essere vissuta nella comunione fraterna.
Questa può nascere, sussistere ed essere guarita, solo grazie alla costanza della e nella preghiera.
Se la comunione fraterna è stata in qualche modo danneggiata o peggio, perduta, deve essere previamente ristabilita.
Gesù ci ha insegnato che, NON SI PUO’ SPERIMENTARE UNA VERA COMUNIONE DI PREGHIERA SOLTANTO CON DIO, ESCLUDENDO I FRATELLI.
Perché Dio e i fratelli sono inseparabili. L’AMORE di entrambi deve camminare insieme.
DAVANTI ALL’UNICO ALTARE DEL SIGNORE TROVANO POSTO SOLAMENTE UOMINI E DONNE RICONCILIATI FRA DI LORO.
Una sana vita spirituale non ha solo bisogno di crescere nel rapporto verticale con Dio ma anche del rapporto orizzontale con i fratelli.
E se unisci queste due dimensioni ti verrà fuori una croce. In questo senso Cristo ha rimesso insieme il cielo e la terra, l’amore per Dio e l’amore per il prossimo; l’altare e il volto del fratello.
Credere è sempre questa doppia capacità di amare.
È questo un insegnamento fondamentale che dobbiamo imprimere bene nel nostro cuore e nella nostra vita, sempre, ma soprattutto in questo sacro tempo quaresimale.
Questo invito perentorio di Gesù, a lasciare il proprio dono davanti all’altare e di andare prima a riconciliarsi con il fratello, è stato subito accolto con senso di grande responsabilità dalla prima comunità dei cristiani.
Tanto che il più antico documento patristico (la DIDACHÉ) vi fa chiaramente riferimento, per indicare l’assenza della RICONCILIAZIONE davanti all’altare: un culto senza di essa è una profanazione.
Gesù vuole farci “salire” con lui a Gerusalemme: e ci mostra una perfezione che non capiremo mai abbastanza.
Non si tratta di voler esercitare alla perfezione tutte le virtù morali, di non commettere nessun errore nei confronti della legge di Dio.
Ma si tratta piuttosto di imitare prontamente il Padre in ciò che più gli è proprio: IL SUO AMORE MISERICORDIOSO E SENZA LIMITI.
Si tratta di avere nei nostri cuori i sentimenti di veri figli e figli del Padre, soprattutto una delicatezza estrema nei nostri rapporti di fratellanza.
Dio attende, SEMPRE, che noi perdoniamo. Tale è la legge costante della misericordia: la riceviamo dal Padre nella misura in cui la professiamo con i nostri fratelli. Ma è l’amore infinito che abita nei nostri cuori che ce ne rende capaci.
Per mezzo di alcuni esempi concreti, Gesù mostra come fare per raggiungere questa giustizia richiesta, che supera la giustizia degli scribi e dei farisei.
Come vediamo, il vangelo di oggi prende l’esempio dalla nuova interpretazione del quinto comandamento: Non uccidere!
Gesù ha rivelato ciò che Dio vuole quando ha dato questo comandamento a Mosè.
- Matteo 5,21-22: La legge dice “Non uccidere!” (Es 20,13). Per osservare pienamente questo comandamento non basta evitare l’assassinio. È necessario sradicare dal di dentro tutto ciò che in un modo o nell’altro può condurre all’assassinio, per esempio la rabbia, l’odio, il desiderio di vendetta, l’insulto, lo sfruttamento.
- Matteo 5,23-24: Il culto perfetto che Dio vuole. Per poter essere accettati da Dio e rimanere uniti a lui, è necessario riconciliarsi con il fratello, la sorella. Prima della distruzione del Tempio, nell’anno 70, quando i giudei cristiani partecipavano ai pellegrinaggi a Gerusalemme per presentare le loro offerte all’altare e pagare le loro promesse, loro ricordavano sempre questa frase di Gesù. Negli anni 80, nel momento in cui Matteo scrive, il Tempio e l’Altare non esistevano più. Erano stati distrutti dai romani. La comunità e la celebrazione comunitaria passano ad essere il Tempio e l’Altare di Dio.
- Matteo 5,25-26: Riconciliare. Uno dei punti su cui il Vangelo di Matteo insiste maggiormente è la riconciliazione. Ciò indica che nelle comunità di quell’epoca, c’erano molte tensioni tra gruppi radicali con tendenze diverse e perfino opposte. Nessuno voleva cedere davanti all’altro. Non c’era dialogo. Matteo illumina questa situazione con parole di Gesù sulla riconciliazione che chiedono accoglienza e comprensione. Poiché l’unico peccato che Dio non riesce a perdonare è la nostra mancanza di perdono verso gli altri (Mt 6,14).
Per questo, cerca di riconciliarti, prima che sia troppo tardi!
La voce del più antico testo patristico, la Didaché 14,2 (fine del I secolo):
- «Chi è in lite col suo compagno non si unisca con voi, finché non si siano rappacificati, per evitare che il vostro sacrificio sia profanato».
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!