03.02.2024 SABATO 4’ SETTIMANA P.A. B– MARCO 6,30-34 “Erano come pecore che non hanno pastore”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 6,30-34

+ In quel tempo, gli APOSTOLI si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il brano evangelico odierno si apre con il ritorno dei discepoli dalla prima missione che Gesù aveva loro affidato.

La tematica è duplice. Da una parte Gesù ha una profonda preoccupazione per i suoi discepoli e dall’altra, una delicata compassione per la folla.

Il racconto si riallaccia all’invio dei Dodici letto la scorsa domenica: i discepoli, che erano stati inviati a scacciare i demoni, ritornano da Gesù per riferire ciò che hanno fatto e ciò che hanno insegnato.

Il “fare” fa riferimento non tanto all’ottica efficientistica della quantità di lavoro svolto quanto piuttosto all’aver fatto la «…volontà del Padre che è nei cieli» (cfr. Mt 7,21-23 e At 1,1).

E’ l’unica volta nel Vangelo di Marco in cui appare il termine di “apostolo” che non indica un titolo, una carica, ma una funzione: significa “inviato”.

Quando i discepoli sono inviati, sono “apostoli”.

Li aveva inviati, a due a due, per le città e i villaggi della Galilea, dando loro il potere della Parola (una parola che toccava il cuore) e il potere di consolare, di guarire, di aiutare chiunque avesse bisogno.

E, l’evangelista Marco, accennando appena al loro ritorno, nota la soddisfazione dei discepoli e del Signore.

Un Signore che è capace di profonda empatia, capace di mettersi nei panni degli altri, sa gioire della gioia degli apostoli appena tornati dalla loro missione e sa compatire la folla che lo raggiunge per ricevere quella Parola che è luce sul loro cammino.

Ritiratosi in un luogo deserto, appena vede la gente che ha percorso chilometri per raggiungerlo, prova per essa una compassione infinita e dona loro un insegnamento.

Ha “viscere di misericordia”, direbbe l’Antico Testamento.

Ancora oggi, anche noi, cerchiamo chi ci sazia l’anima, chi ci offre una Parola che nutre, una Parola che convince e converte, che offre una prospettiva nuova sulle cose e su noi stessi.

Fratelli e Sorelle, più del pane, è SOLO LA PAROLA DI DIO, che può saziare il nostro cuore e orientare la nostra vita.

In ragione di ciò siamo chiamati a vivere, facendo attenzione alle persone che ci stanno vicino, ai loro bisogni profondi.

E, soprattutto, impariamo ad aver queste “viscere di misericordia”, questa compassione divina e, se opportuno, regaliamo agli altri quella Parola che ci ha saziati e che tanto può offrire a coloro che Dio metterà sulla nostra strada.

Tornando al testo, Gesù vuole fare il punto della situazione con i suoi discepoli, che hanno appena fatto ritorno dalla loro prima missione apostolica, per capire ciò “…che avevano fatto e insegnato”.

Dice l’apostolo Paolo “…Voi che un tempo eravate lontani siete ora diventati vicini“; vicini innanzitutto a Gesù, per poter “stare in disparte, in un luogo solitario e riposarsi un poco“.

I discepoli vengono dunque invitati ad andare con Gesù in disparte, in un luogo solitario: il termine utilizzato rimanda ai momenti di confronto intimo tra il maestro e i discepoli, i momenti di preghiera, di incontro profondo con il Signore che ci aiuta a ricentrare la nostra vita.

È il tempo in cui lasciar parlare il Signore per raggiungere il riposo, la tranquillità interiore, per ricondurci al senso della nostra vita.

La preghiera è questo momento di riposo dalla frenesia della vita.

È bello applicare queste parole alla liturgia eucaristica domenicale.

Il Papa, con l’ultima enciclica sull’eucaristia, ha richiamato la centralità di questo mistero per la vita della Chiesa e di ogni cristiano.

Ascoltando l’invito di Gesù fatto ai discepoli viene in mente che la Santa liturgia della domenica è davvero un riposo.

Purtroppo spesso non è vissuta così nelle nostre parrocchie, ed è come perdere un tesoro.

Se si dovesse trovare un’immagine evangelica della messa domenicale, direi proprio che è questa: Gesù che conduce in disparte i suoi, perché riposino con LUI.

E’ un momento profondo di incontro con il Signore, nel quale ciascuno è coinvolto interamente: con il cuore, se ci sentiamo toccare dal suo amore, con la mente, se il Vangelo diviene il pane dello spirito, ma anche con il corpo, con la voce, con lo sguardo, con l’affetto vicendevole, è un’esperienza unica che davvero dà senso alla settimana, anzi alla vita.

In Oriente, i santi padri affermano che CON LA LITURGIA EUCARISTICA DELLA DOMENICA IL CIELO SCENDE SULLA TERRA.

Con essa inizia la realizzazione del regno di Dio, il vero riposo, la vera pace “…Voi che eravate lontani, ora siete diventati vicini“, vicini al Signore e vicini con i fratelli e le sorelle.

Il riposo della messa della domenica non ci fa evadere dalla vita e neppure fa dimenticare le proprie vicende, belle o tristi non importa.

L’incontro domenicale con il Signore non ci separa dal tempo ordinario della vita, semmai fa come da cerniera tra la settimana passata e quella che sta per iniziare; è come una luce che illumina il tempo di ieri, per comprenderlo, e quello di domani, per tracciarne il percorso.

Torniamo agli Apostoli e al brano.

Ma essi devono imparare che l’apostolo è una persona assolutamente “donata”, che spesso “…non ha più neanche il tempo di mangiare”, annota san Marco.

E che hanno, soprattutto, uno “…sguardo apostolico”.

Quello stesso sguardo che Gesù ha sugli uomini e le donne che si stringono attorno a loro e che fa si che “…Gesù si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore”.

Uno sguardo che non si ferma alle apparenze, ma che è capace di “vedere” i bisogni nascosti dell’uomo, non solamente materiali, ma soprattutto la sete d’amore, le angosce segrete, e soprattutto il bisogno di Dio e della sua salvezza.

L’apostolo vede ogni persona nella sua individualità, ovvero “…l’uomo nella sua singolare realtà, che ha una propria storia della sua vita e, soprattutto, una propria storia della sua anima… L’uomo nella piena verità della sua esistenza… Quest’uomo è la via della Chiesa…” ci ricordava il companto PAPA GIOVANNI PAOLO II, nella sua prima LETTERA ENCICLICA “REDEMPTOR HOMINIS”, al n.14, scritta il 4.3.1979 a meno di cinque mesi dall’inizio del suo straordinario Pontificato).

Fratelli e Sorelle, la similitudine “…delle pecore senza pastore” viene mutuata dall’AT, in maniera particolare da Nm 27,17 ed Ez 34,5, testi che sottolineano il senso di smarrimento del popolo e l’attesa di un pastore messianico:

  • Nm 27,17 “…15Mosè disse al Signore: 16 «Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo 17 che li preceda nell’uscire e nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore»”.
  • Ez 34,5 “…Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate”.

MARCO IMPLICITAMENTE PRESENTA GESÙ COME COLUI CHE SOSTITUISCE, IN MODO DEFINITIVO, IL MOSÈ PASTORE, ESPRESSIONE DELLA CURA PASTORALE DI DIO PER IL SUO POPOLO.

Il Maestro si commuove, si sente rimuovere nel profondo delle viscere; la passione d’amore che Cristo prova per gli uomini non lo porta a recriminare sui cattivi pastori che hanno la responsabilità dello sbandamento delle folle, ma a commuoversi e a muovere verso la folla, insegnando loro molte cose.

Lui stesso è la prova, il testimone vivente del Regno.

Ma, “…venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto”, disegna una pagina emblematica, perché ci regala una immagine suggestiva della Chiesa.

Nelle parole di Gesù sembrano risuonare quelle che Dio rivolge al suo popolo per mezzo del profeta Osea “..IO ti condurrò nel deserto,e là parlerò al tuo cuore” (Os 2,16).

È una Chiesa ha bisogno di andare ma anche, forse di più, di sostare.

È una Chiesa che non cerca l’intimità con il Signore non potrà neppure andare nel Suo nome.

E la Chiesa deve cercare e andare incontro a quella infinità di persone, che ancora oggi, nel mondo, sono come pecore senza pastore.

E questa Chiesa, come Gesù la vuole, deve ricordarsi SEMPRE che:

  • dare loro del pane è relativamente facile; offrire loro servigi, soprattutto se ci si sente ripagati con una affettuosa riconoscenza, è altrettanto facile.
  • ma donare Dio è il privilegio di colui che si sa amato da Dio e che ama gli altri in Gesù. Cioè colui che, come Gesù, ha lo sguardo di Dio.

E vorrei chiudere con il Salmo 23,2 “…Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce“.

Dio conduce  al riposo il suo popolo e immedfiatamente prepara ad esso una mensa “…davanti a me tu prepari una mensa…”.

Fratelli e Sorelle, non dimentichiamo che fa parte integrante dello stare con Lui, ESSERE TESTIMONI E PROTAGONISTI DELLA MENSA DELLA VITA CHE CRISTO DONA AGLI UOMINI CON L’INSEGNAMENTO E, SUCCESSIVAMENTE, CON IL PANE MOLTIPLICATO.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!