03.02.2023 VENERDI’ 4 SETTIMANA P.A. A – MARCO 6,14-29 “Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MARCO 6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

I discepoli sono partiti e Marco riempie la scena con due brani:

  • l’opinione di Erode su Gesù
  • e l’assassinio di Giovanni Battista.

E l’episodio narrato, collocato tra l’invio in missione dei discepoli e il loro ritorno, acquista un significato preciso: è un segno premonitore dell’opposizione e del martirio riservati a Gesù e ai suoi discepoli.

Questo brano ci racconta, in sintesi, la versione “religiosa” della morte del Battista.

Giuseppe Flavio, storico romano dell’epoca, invece, ci racconta la versione “politica, nella sua opera “ANTICHITÀ GIUDAICHE”, al n.18,119:

  • “Erode, temendo che egli con la sua grande influenza potesse spingere i sudditi alla ribellione (sembrando in effetti disposti a fare qualsiasi cosa che egli suggerisse loro), pensò che era meglio toglierlo di mezzo prima che sorgesse qualche complicazione per causa sua, anziché rischiare di non potere poi affrontare la situazione. E così, per questo sospetto di Erode, egli fu fatto prigioniero, inviato nella fortezza di Macheronte e qui decapitato”.

Fratelli e Sorelle, quando i profeti mettono il dito sulla piaga e arrivano al nocciolo della questione, il mondo li toglie di mezzo senza scrupoli.

E questo brano, posto dopo l’invio in missione dei Dodici, indica il destino del missionario, del testimone di Cristo. In greco, testimone si dice “martire”.

Ecco allora che la morte di Giovanni PRELUDE LA MORTE DI GESÙ E DI QUANTI SARANNO INVIATI, NEL SUO NOME.

Certamente ciò può sembrare poco confortante, ma l’uomo deve comunque morire.

LA DIFFERENZA DELLA MORTE PER CAUSE NATURALI E MARTIRIO STA NEL FATTO CHE LA PRIMA È LA FINE, IL SECONDO È IL FINE DELLA VITA.

Il martire infatti testimonia fin dentro ed oltre la morte, l’amore che sta a principio della vita.

Il banchetto di Erode nel suo palazzo fa da contraltare a quello imbandito da Gesù nel deserto, descritto immediatamente di seguito (Mc 6,30-44).

Il primo ricorda una nascita festeggiata con una morte; IL SECONDO PREFIGURA IL MEMORIALE DELLA MORTE DEL SIGNORE, FESTEGGIATO COME DONO DELLA VITA, UN DONO CHE HA LA SEMPLICE FRAGRANZA DEL PANE, DELL’AMORE CHE SI DONA E GERMINA IN CONDIVISIONE E FRATERNITÀ.

Va esaminiamo un altro aspetto del racconto evangelico.

Marco dice che Erode ascoltava volentieri il Battista, pur restando perplesso.

Lo ascolta volentieri, in parte lo teme e lo rispetta ma, alla fine, non esita e lo fa decapitare per non sfigurare davanti ai suoi invitati…

Ecco il primo insegnamento che oggi l’Evangelo di Marco ci regala. Non dobbiamo mai dimenticare che anche noi possiamo ascoltare volentieri chi ci parla di Dio e rispettarlo, e avvicinarci alla fede in maniera nuova.

Ma fino a quanto l’ascolto non diventa conversione, non cambia le nostre scelte e le nostre decisioni, è solo un inutile atteggiamento autoreferenziale. E pure dannoso… perché causa rimpianti, uccide la coscienza, e quindi l’uomo di ogni tempo.

Infatti, dopo qualche tempo, Erode è ancora lì che si tormenta, con il fantasma di Giovanni il Battista che ormai abita i suoi sonni, e gli fa rimordere la coscienza.

Ma ormai è troppo tardi, perché nella vita non si può MAI tornare indietro. E l’omicidio di un santo, di un profeta, è atto folle e irreversibile.

Così Erode è ricordato come un assassino senza scrupoli nei secoli. E questo è un severo ammonimento, per noi oggi, che siamo chiamati a vigilare su noi stessi, sulle nostre azioni, e a coltivare le virtù, perché non succeda che, malauguratamente, poniamo in essere gesti irreversibili, che un giorno ci faranno provare rimorso…

Ecco allora che oggi dobbiamo ringraziare Erode, che ci aiuta a fermarci e a pensare a Gesù e alle cattive azioni del cuore, che possiamo compiere.

E grazie a questa riflessione, anche noi possiamo entrare nel nostro cuore e rivedere la nostra storia segnata dalla presenza del Figlio di Dio.

E così facendo, Fratelli e Sorelle, ripercorriamo, con la mente e il cuore, i fatti in cui abbiamo sperimentato nella nostra vita, la presenza di Gesù, nostro amico e Salvatore.

Solo così possiamo rivedere tutte le volte che ci siamo allontanati dal suo amore e ci siamo incamminati velocemente su strade sbagliate.

E prendendo spunto dal Re Erode, che ripensa alle malefatte compiute contro il Battista, anche noi possiamo ricordare le persone che ci hanno aiutato a scoprire la presenza di Dio oppure che ci hanno allontanato di Lui.

E dobbiamo anche far memoria, se tante volte anche noi abbiamo portato gli altri all’incontro con Dio o, per la nostra contro-testimonianza, li abbiamo fatti allontanare dalla famiglia, dalla comunità e dalla Chiesa.

Da ultimo due parole su un grande santo che oggi si ricorda: SAN BIAGIO, medico e vescovo di Sebaste in Armenia, il cui martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente).

Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo.

Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente, il cui culto è diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa. Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per il mal di gola.

Inoltre San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti SANTI AUSILIATORI, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari. Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono, viene festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica.

È tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio benedetto). Interessanti sono anche alcune tradizioni popolari tramandatesi nel tempo in occasione dei festeggiamenti del Santo.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!