03.01.2023 FERIA PROPRIA DEL MARTEDI’ – GIOVANNI 1,29-34 “Ecco l’agnello di Dio”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Siamo ancora nella Feria Propria del Martedì del Tempo di Natale e Giovanni l’Evangelista, ci regala la celebrazione del Battesimo di Gesù, di cui, con questo brano, ne sentiamo ancora l’eco.

Siamo ancora al fiume Giordano ove il Battista presenta Gesù come l’Agnello di Dio.

Come fa Marco, anche l’evangelista Giovanni omette gli episodi della nascita e dell’infanzia di Gesù; e inizia il suo racconto, descrivendo la comparsa sulla scena del Battista.

Ma, a differenza dei sinottici, non riporta la predicazione di questo profeta; per lui la missione del Battista si riduce a una testimonianza solenne, resa a Gesù, proclamandolo “agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”, e riconoscendolo come l’eletto di Dio che battezza con lo Spirito santo.

Gli Evangeli sinottici si compiacciono di riportare la esortazione del Battista alla conversione.

Il battesimo di Gesù non viene narrato direttamente nel quarto vangelo; si suppone che sia avvenuto in precedenza e Giovanni ne fa memoria davanti a un pubblico imprecisato di ascoltatori.

Veniamo così a sapere che lo scopo stesso del battesimo di Giovanni era di poter ‘rivelare’ Gesù e quella di far emergere, in primo piano, la “conoscenza” di Gesù.

Infatti nel brano del vangelo di ieri, si è visto Giovanni Battista farsi testimone di una persona, una persona non ancora nota, ma che ben presto sarebbe stata riconosciuta.

E nel brano di oggi, il Battista riconosce Gesù nascosto tra la folla. Il profeta, col braccio alzato profeticamente, indica questa persona e grida:

  • “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!… Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.

In pratica, la scena che ci è stata presentata ieri presso il Giordano, oggi si concretizza e ci mostra l’attore principale, l’atteso, l’Agnello di Dio.

E Giovanni ci invita a GUARDARLO da vicino, dicendo ECCO.

Infatti “Ecco”, in greco, si dice “GUARDA!”

Ma Giovanni il Battista è turbato nel suo cuore, per ciò che accade: battezza Gesù. È rimasto scosso dal vederlo, penitente, avanzare fra i peccatori. Non si immaginava così LA VENUTA DEL MESSIA, CHE AVEVA PREDICATO CON VEEMENZA INVITANDO TUTTI ALLA CONVERSIONE PER SFUGGIRE ALL’IRA IMMINENTE DI DIO.

Invece nota che non c’è nessuna vendetta, invece, solo il lento incedere di un Dio che si fa solidale, camminando con chi desidera il cambiamento.

E Giovanni, con immensa onestà, ammette l’errore, per due volte, serenamente, dice che fino ad allora, ancora non aveva evidentemente saputo riconoscere, nel VENIENTE, il vero Dio di Israele.

E, se lo aveva al fine riconosciuto è stato GRAZIE ALLO SPIRITO, che gli ha mostrato, dietro l’apparenza modesta di quell’uomo, la presenza stessa di un Dio CHE È AMORE, CHE È MITE E DOLENTE, COME QUELLA DELL’AGNELLO, SENZA MACCHIA, CHE VIENE CONDOTTO AL MACELLO.

Nascosto fra i penitenti, Gesù avanza per farsi battezzare, pur essendo senza peccato.

Quelle odierne sono due figure straordinarie:

  • Gesù è un discepolo di Giovanni, lo segue (Gv 1,27), stando al vangelo secondo Luca è un cugino nato poco dopo di lui (Lc 1,36).
  • Giovanni è un dono che solo Dio poteva dare (Lc 1,18-20), eppure non conosce l’identità più misteriosa e profonda di Gesù, come confessa “…Io non lo conoscevo”, in parallelo alle parole che aveva rivolto alle folle: “In mezzo a voi sta uno che non conoscete” (Gv 1,26). Eppure solo una rivelazione da parte di Dio può fargli conoscere chi è veramente Gesù, al di là del suo essere “un veniente dietro a me” (Gv 1,26), come il Battista lo definisce. Egli è un profeta, uno che parla a nome Dio, è un ascoltatore della sua parola, esercitato a discernere l’azione di Dio, e per questo ha visto lo Spirito santo scendere dal cielo e posarsi su Gesù come colomba per rimanere su di lui.

Giovanni ci insegna che l’ascolto rende possibile la “visione”, l’esperienza dello Spirito santo che alza il velo, rivela e fa conoscere PER GRAZIA l’inconoscibile.

Dalla non conoscenza alla conoscenza: questa è stata LA DINAMICA DELLA FEDE GENUINA di Giovanni, CHE -CON ONESTÀ- SEMPRE SI È POSTO DOMANDE SU GESÙ, FINO A PORLE A GESÙ STESSO (Mt 11,2-3; Lc 7,18-20), E SEMPRE HA ASCOLTATO, FACENDO OBBEDIENZA E RENDENDO TESTIMONIANZA ALLA LUCE VENUTA NEL MONDO (cf. Gv 1,6-9).

E il Battista dice “…ECCE AGNUS DEI”.

Dire “Agnello di Dio” è far chiaramente riferimento ad un titolo messianico che rimanda “all’agnello pasquale” che veniva sacrificato nel tempio, e poi consumato nella cena pasquale, che noi sappiamo essere una festa ebraica notturna, celebrata in famiglia.

L’evangelista non fa altro che ricordare che GESÙ È L’AGNELLO PASQUALE, che con il suo sacrificio libera definitivamente l’umanità.

Ricordare che Gesù è “l’Agnello di Dio”, permette di identificarlo con quel “Servo del Signore” che Isaia, nell’annunciare in anticipo la sua passione, paragona a un “agnello condotto al macello”, aggiungendo anche che “portava il peccato di molti (Is.53,7.12):

  • Isaia 53,7: Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
  • Isaia 53,12: Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.

E QUESTA È L’OPERA DELL’”AGNELLO”: “TOGLIERE IL PECCATO DEL MONDO”.

Dobbiamo fare MOLTA ATTENZIONE all’uso singolare che abbiamo nel vangelo, che facilmente nella popolarità la trasportiamo al plurale.

GIOVANNI USA IL SINGOLARE, PERCHÉ L’AGNELLO DI DIO TOGLIE, SI ADDOSSA QUELL’UNICO E GRANDE PECCATO, “IL PECCATO DEL MONDO”, che è l’incredulità, cioè il non credere nell’amore di Dio e di conseguenza non credere nell’amore fraterno.

Il peccato viene da quella specie di dubbio profondo e radicale che ci portiamo dentro, che a volte ci pone in un atteggiamento di rassegnazione di fronte al male o all’egoismo.

Come se ci venisse da dire: Ci crediamo davvero nell’amore?

Per l’Evangelista Giovanni questo è il peccato e da questo vengono tutti gli altri.

Dalla mancanza di fiducia nell’amore sono giustificati tutti i nostri comportamenti di egoismo, di chiusura e di cattiveria.

Inoltre, “il peccato del mondo”, è la disobbedienza a Dio, che è il peccato che apre ad ogni peccato.

Ogni peccato ha in sé la disobbedienza a Dio, in modo più o meno grave. Cristo ha tolto, si è caricato su di sé il peccato del mondo con la sua obbedienza.

Un’ultima cosa, Fratelli e Sorelle carissimi.

Ancora oggi il Signore Nostro, Gesù Cristo, è presente nell’umanità che non lo conosce: e la chiesa è chiamata alla sua missione, che è quella di far riconoscere la presenza di Cristo nell’umanità, nelle culture, nella storia.

Deve insegnare a tutti come fare per ascoltare la voce del Signore, per “vedere” l’umanità nel suo oggi, per saper riconoscere, facendo discernimento, il Cristo sempre presente in quell’umanità che è stata plasmata secondo “la sua immagine” di Figlio di Dio.

E questo è il messaggio che griderà con gioia Paolo di Tarso, ai cristiani che vivevano nella comunità da lui fondata a Colossi (Col 1,15-17):

  • “15 Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; 16 poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 17 Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui”.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!