02.12.2023 – SABATO XXXIV SETTIMANA PA.A  A – LUCA 21,34-36 “state attenti a voi stessi”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 21,34-36

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Siamo alla soglia della grande attesa: l’Avvento del Signore Gesù. Ci raggiunge chiara LA PAROLA del Maestro, che riecheggia nei secoli “…vegliate e pregate in ogni momento“.

Anche se sono parole forti non dobbiamo spaventarci, ma dobbiamo ricordare sempre che, ogni istante, è gravido di futuro.

Nessun momento è neutro: è l’opportunità in cui si gioca la fedeltà e la testimonianza.

Il monito a vegliare pregando, ci parla della nostra realtà ancora perfettibile di uomini, esposti ai rischi di un mondo che ha rifiutato Dio, CHE PERCORRE BINARI TROPPO LONTANI DAL VANGELO.

Dimenticando che contro il principe di questo mondo abbiamo un’arma: LA TENACIA DELLA NOSTRA FEDE UNITA ALLA PERSEVERANZA NEL SEGUIRE I COMANDI DEL SIGNORE.

Il vero cristiano è colui che non cede alle lusinghe, di chi vorrebbe a poco a poco privarlo del suo possesso più prezioso, CHE È IL RIPORRE LA SUA SPERANZA SOLO IN DIO.

Il vero cristiano non evade il tempo, ma abita il quotidiano, ci cammina in mezzo, medicando le piaghe dei malati, e curando i germogli di bene, tra i quali c’è anche il germe divino, quel piccolo Dio, che vuole fiorire in ciascuno di noi.

MA E’ SOPRATTUTTO NELLA COOPERAZIONE -FRA VOLONTÀ E GRAZIA- CHE STA LA VIRTÙ DEL CRISTIANO CHE È IN GRADO DI ATTENDERE LA VENUTA DI CRISTO, SENZA MAI STANCARSI DI LEVARE GLI OCCHI VERSO IL CIELO, DOVE CI ATTENDE LA VERA RICOMPENSA.

Ma la vigilanza sta alla base di tutto.

OGNI GIORNO È TEMPO DI VIGILANZA NELL’ATTESA DELLO SPOSO.

Lo stile del vivere cristiano ci viene ricordato anche da Paolo di Tarso, nella lettera ai Romani:

  • “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,1-2).

Dobbiamo pertanto “badare a noi stessi” affinché i nostri “cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” perché, dice Paolo alla sua comunità che è in Galazia “…circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.” (Gal 5,21b).

In altri termini, il credente, divenuto nuova creatura in Cristo, già entrato nella dimensione divina, nel nuovo mondo inaugurato nella morte-risurrezione e già facendone parte, deve conseguentemente conformare la sua vita, il suo modo di sentire, vedere e di esprimersi alle nuove realtà che sono state poste in lui per mezzo della fede e del battesimo e in cui già vive anche se non ancora pienamente.

E, dobbiamo fare bene attenzione che intemperanze, stanchezze e inquietudini possono distoglierci da questa vigile attesa, intorpidendoci nella rilassatezza o paralizzandoci nell’agitazione.

La vita non è il luogo in cui semplicemente attendiomo l’arrivo dell’eternità: È IL LUOGO DOVE LA SALVEZZA È GIÀ OPERANTE, E CI CHIEDE DI OPERARE.

E la liturgia lo sa bene, e ci insegna, ricordandocelo, che la tentazione a cui andiamo incontro è quello di assuefarci a perdere poco alla volta valore alla vita spirituale, dicendo:

  • che male c’è? Così fan tutti!
  • che male c’è a non andare a Messa la domenica,
  • che male a non frequentare la parrocchia,
  • che male c’è a non impegnarsi in nessuna proposta di volontariato?
  • che male c’è a togliere dalle scuole il crocifisso,
  • che male c’è a imbrogliare o calunniare il prossimo?

Il male ci fa scendere in basso, inesorabilmente, ci risucchia in un vortice da cui è difficile riuscire a districarsi.

Il demonio, il cui nome è “il grande menzognero” ci fa apparire buona qualsiasi malefatta.

Ci è riuscito con Adamo ed Eva facendoli cadere miseramente nel peccato originale.

E ci riesce benissimo pure con noi, QUANDO DIMENTICHIAMO CHE SIAMO CREATI “A IMMAGINE DI DIO”, CREATI PERCHÉ AMATI, PERCHÈ SIAMO FIGLI DELLA LUCE E NON DELLE TENEBRE E CHE PER QUESTO GESÙ HA PAGATO, PERCHÉ NOI MORISSIMO AL PECCATO PER RINASCERE ALLA VITA DELLA GRAZIA, LA VITA ETERNA.

Occorre quindi vegliare su noi stessi, pregare senza stancarsi, però ….credendoci, PER ESSERE SEMPRE IN STATO DI SANTITÀ, IN OGNI MOMENTO DELLA NOSTRA VITA.

Per non essere sorpresi in stato di peccato quando verrà all’improvviso sorella morte ed essere, di conseguenza, condannati in eterno.

Come vedete, Fratelli e Sorelle, il testo insiste, quindi, sulla preparazione all’incontro con Dio.

Ci chiede di vivere concretamente LA FEDE, camminando con un cuore sempre pronto all’incontro.

Occorre che impariamo a saper aspettare il Suo ritorno definitivo, nella gloria, senza temere la morte, PREGANDO SEMPRE.

Perchè la vigilanza si qualifica MEDIANTE LA POTENZA DELLA PREGHIERA.

È una costante tipica del terzo Vangelo: la preghiera costituisce l’attività più intensa vissuta da Gesù e richiesta ai discepoli.

Il discorso escatologico culmina con il binomio VEGLIARE\PREGARE, allo stesso modo come la grande preghiera di Gesù nel Getsemani e l’invito rivolto ai discepoli: VEGLIATE E PREGATE.

State bene attenti” … gli ultimi tre versetti (34-36) costituiscono una potente esortazione a rivedere il nostro camminare in questo mondo.

Il motivo di questa potente esortazione, sta nel fatto che “…quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”.

Il giorno di cui qui si parla è il giorno del Signore (Yom Adonaj), che nel linguaggio profetico si richiama al “giorno del giudizio”.

Giorno in cui l’umanità È CHIAMATA A RENDERE CONTO DEL SUO OPERATO.

UN GIUDIZIO CHE SI PONE ALLA FINE DEI TEMPI, MA ESSA È GIA INCOMINCIATA CON LA MORTE E RISURREZIONE DI CRISTO.

E questa “fine dei tempi”, sono i nostri tempi.

Questo giudizio, pertanto, è già presente nell’agire stesso dell’uomo, e si compie in ogni istante della nostra quotidianità.

In altri termini: il comportarsi bene o male non è indifferente, poiché nel nostro agire è già presente la ricompensa.

E’ un giudizio quindi che si accompagna al nostro vivere, E GIÀ DA SUBITO, CI COLLOCA CON DIO O CONTRO DI LUI.

Non a caso Luca chiude la sua esortazione con il v.36 “Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza … di stare davanti al Figlio dell’uomo”.

Lo “stare davanti al Figlio dell’uomo” nel linguaggio biblico significa l’impegno del vero credente a conformare la propria vita alle esigenze di Dio manifestateci in Cristo.

Un Padre Della Chiesa, il Santo VESCOVO AURELIO AGOSTINO, ha scritto, nella sua opera, “LA GRAZIA E IL LIBERO ARBITRIO”:

  • “Ciascuno, lottando contro la sua concupiscienza, preghi per non entrare in tentazione, cioè per non essere da quella attratto ed allettato. Ma non entra in tentazione, se vince con la volontà buona la cattiva concupiscienza. Eppure non è sufficiente l’arbitrio della volontà umana… In effetti se il nostro Salvatore avesse detto «Vegliate» per non entrare in tentazione, sembrerebbe ammonire esclusivamente la volontà dell’uomo; ma quando aggiunge: «e pregate», dimostra che è Dio a fornire l’aiuto per non entrare in tentazione”

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!