«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 18,1-5.10
+ In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». Parola del Signore
Mediti…AMO
Oggi la Chiesa celebra la festa degli angeli custodi, preziose anime create direttamente da Dio cui siamo affidati, amici sinceri che vogliono il nostro bene.
È pieno di angeli il mondo della Bibbia.
Non quelli inventati dalla nostra contemporaneità che nega con arroganza l’esistenza di Dio e crede negli angeli televisivi, nei maghi e negli oroscopi.
Né quelli derisi da chi, in nome di un presunto approccio scientifico, nega la possibilità che esista ciò che non è misurabile, negandosi così l’esperienza del resto della realtà.
Esistono gli angeli perché il mondo è immensamente più ampio di quanto lo conosciamo e di quanto ne facciamo esperienza.
Esistono e agiscono per condurre i nostri passi verso la pienezza della conoscenza di Dio.
Esistono, creati da Dio come puri spiriti e a ciascuno è affidato un amico interiore che, nel pieno rispetto della sua libertà, lo consiglia e lo incoraggia.
E i sono i grandi Arcangeli, quelli delle grandi azioni e delle grandi battaglie, ma anche quelli piccoli, nascosti, del quotidiano, che sono i nostri angeli custodi.
E accorgerci della presenza del nostro angelo custode, significa davvero aprirci ad una dimensione dello Spirito inattesa…
E noi crediamo che ognuno di noi viene affidato alle cure amorevoli di un angelo.
Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l’incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in carcere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cieli.
Figure celesti presenti nell’universo religioso e culturale della Bibbia – così come di molte religioni antiche – e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza mediatrice tra Dio e la Terra), gli angeli trovano l’origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelos =messaggero. Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione.
Ed è proprio con questo significato che la parola ricorre circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell’Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerarchie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli.
Oggi il tema degli Angeli, quasi scomparso dai sermoni liturgici, riecheggia stranamente nei pulpiti dei media in versione new age, nei film e addirittura negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclusivamente l’aspetto estetico e formale.
I testi liturgici, ci invitano anche a riflettere sulla nostra relazione con Dio e a prendere coscienza che su di essa è fondata la vera fraternità.
Il Libro dell’Esodo (Es 23,20-23), parla dell’Angelo che il Signore manda davanti al suo popolo come protettore e come guida.
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“Dice il Signore: “Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce“.
Subito queste parole suscitano il sentimento della presenza di Dio.
Ma il contesto biblico chiarisce che la presenza dell’Angelo indica che la relazione del popolo con Dio è ancora imperfetta, deve progredire.
Dio non può rivelarsi pienamente, non può mettere il popolo in relazione immediata con se stesso perché è un popolo peccatore, ribelle, che si trova soltanto all’inizio del lungo cammino che lo condurrà alla Terra promessa, alla diretta presenza di Dio.
L’Angelo è come un intermediario, colui che fa camminare verso Dio e che contemporaneamente, in un certo senso, protegge dalla sua terribile presenza, fino a quando il popolo sarà in grado di reggere di fronte alla sua maestà.
L’Angelo ci fa ascoltare la voce di Dio; secondo la Bibbia la sua presenza accanto a noi non ha altro scopo che di metterci in relazione con lui.
E Dio dice “Ascolta la sua voce, non ribellarti a lui; egli non ti perdonerebbe, perché il mio nome è in lui“.
Se siamo docili a questa voce interiore, che è la voce stessa di Dio, siamo condotti progressivamente a una unione profonda con il Signore, simboleggiata nella Bibbia dalla entrata nella Terra promessa, il paese dove scorrono latte e miele, dove Dio prepara tutti i beni della salvezza.
Anche il Vangelo di oggi parla del rapporto con Dio “...guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli“.
Gesù stesso ci dice come dobbiamo rapportarci gli uni agli altri e che, per rispettare veramente le persone, per avere rapporti cristiani, dobbiamo anzitutto pensare al loro rapporto con Dio.
Avvicinando qualsiasi persona dobbiamo pensare che Dio l’ama, che ha dei progetti su di lei, che l’aiuta a corrispondere a questi progetti.
Se ci pensiamo seriamente, il nostro atteggiamento sarà molto più positivo: avremo più pazienza, più comprensione e soprattutto più amore.
Uno dei primi Gesuiti, il beato Pietro Fabre, che viaggiava molto e doveva incontrare tante persone, avvicinare tante autorità nella sua lotta contro l’eresia protestante, aveva molta devozione agli Angeli.
Quando passava nelle città, quando si preparava ad incontrare qualcuno, pregava l’Angelo custode di queste città, di queste persone e otteneva grazie mirabili.
Si era messo alla presenza di Dio e questa presenza irraggiava da lui sugli altri.
Se ci ispiriamo a questo esempio, ogni nostro rapporto splenderà davvero della luce del Signore, nonostante noi siamo cosi deboli e imperfetti, e cammineremo sempre più, CON LA SUA GRAZIA, VERSO LA SUA PRESENZA.
La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio.
Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano?
Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).
Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta ‘angelologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta.
La creazione degli angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le altre creature del cielo e della terra a benedire il Signore “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.
Nel nuovo Testamento (Col. 1.16) si dice “per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra”.
Quindi anche gli angeli sono stati creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo, perché alla cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri progenitori.
La spiritualità degli angeli, è stato oggetto di considerazioni teologiche fra i più grandi Padri della Chiesa:
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s. Giustino e s. Ambrogio attribuivano agli angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile;
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s. Basilio e s. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente;
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s. Giovanni Crisostomo, s. Gerolamo, s. Gregorio Magno, asserirono invece l’assoluta spiritualità.
E; il già citato Concilio Lateranense IV, quindi il Magistero della Chiesa, affermò che gli Angeli sono spirito senza corpo.
L’angelo per la sua semplicità e spiritualità è immortale e immutabile, privo di quantità non può essere localmente presente nello spazio, però si rende visibile in un luogo per esplicare il suo operato; non può moltiplicarsi entro la stessa specie e s. Tommaso d’Aquino afferma che tante sono le specie angeliche quanti sono gli stessi angeli, l’uno diverso dall’altro.
Nella Bibbia si parla di angeli come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini; nel Nuovo Testamento essi appaiono chiaramente come puri spiriti.
Nella credenza ebraica essi furono talvolta avvicinati a esseri materiali, ai quali si offriva ospitalità, che essi ricambiavano con benedizioni, promesse di prosperità, ecc.
L’Angelo in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto della facoltà dell’intelligenza e della volontà; anzi in lui debbono essere molto più potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la libertà superiore, il grande Dottore Angelico, s. Tommaso d’Aquino, ha scritto ampiamente nella sua “Summa Theologiae”, alla quale si rimanda per un approfondimento.
La Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale.
E NEL NUOVO TESTAMENTO frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini, santi e angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni, i quali vengono indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’.
Tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della loro creazione.
Il Concilio Lateranense IV, definì come verità di fede che molti Angeli, abusando della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi.
San Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia per l’eccellenza altrui.
Altri peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne, ad esempio l’odio, la disperazione.
Ancora s. Tommaso d’Aquino specifica, che il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio.
La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo nell’inferno.
L’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla sua parte un certo numero di angeli.
Contro di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati dall’Arcangelo Michele, ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi, soccombette e fu precipitato dal cielo.
E così divenne capo dei demoni o diavoli nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.
Il nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò da un testo del profeta Isaia (14, 12-15) in cui una satira sulla caduta di un tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo stesso Dante (Inf. XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione celeste e della caduta del capo degli angeli.
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“Come sei caduto dal cielo, astro del mattino, FIGLIO DELL’AURORA! Come sei stato precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”
E veniamo al testo evangelico.
Il vangelo di oggi riporta la prima parte del Discorso della Comunità (Mt 18,1-14) che ha come parola chiave i “piccoli“.
I piccoli non sono solo i bambini, ma anche le persone povere e senza importanza nella società e nella comunità.
Gesù chiede che questi piccoli siano sempre nel centro delle preoccupazioni della comunità, poiché “…il Padre non vuole che si perda nemmeno uno di questi piccoli” (Mt 18,14).
La domanda dei discepoli che provoca l’insegnamento di Gesù. I discepoli vogliono sapere chi è il più grande nel Regno, per poter misurare l’importanza delle persone nella comunità “…chi dunque è il più grande nel Regno dei Cieli?”
I discepoli chiedono un criterio Gesù risponde che il criterio sono “i piccoli”.
I piccoli non hanno importanza sociale, non appartengono al mondo dei grandi.
E i discepoli sono chiamati a diventare come i bambini.
Invece di crescere verso l’alto, devono crescere verso il basso e verso la periferia, dove vivono i poveri, i piccoli.
Solo così saranno i più grandi nel Regno!
Il motivo è questo “…chi riceve uno di questi piccoli, riceve me“, dice Gesù, perché Egli si identifica con loro.
L’amore di Gesù verso i piccoli non ha spiegazione.
I bambini non hanno merito.
Qui si manifesta la pura gratuità dell’amore di Dio che qui si manifesta e chiede di essere imitata nella comunità da coloro che si dicono discepoli e discepole di Gesù.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!