… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 17,5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore
Mediti…AMO
È un male molto diffuso tra i credenti quello di considerare la fede come un atteggiamento puramente intellettuale, come la semplice accettazione di alcune verità. Cioè una fede che si traduce in una presa di posizione teorica, senza una vera incidenza sulla vita. Questo squilibrio ha come conseguenza lo scandalo della croce: l’esitazione davanti alle difficoltà che incontriamo ogni giorno e che sono sovente insormontabili se noi non siamo abbastanza radicati in Dio.
E quando questo accade ci troviamo nei panni di un antico Profeta Abacuc, (HABAKUK, “colui che abbraccia o colui che lotta”), del VI’ secolo a.C., ottavo dei 12 profeti minori, coetaneo di un altro grande profeta, che abbiamo incontrato ieri, Baruch:
- “Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi?”
Siamo nei versetti finali della sezione 16-17,10 dove trovano posto alcuni detti di Gesù e una piccola parabola, forma non inconsueta in Luca (vedi anche i capitoli 12,13-21 e 13,1-9 e 16,14-18.19-31). Siamo appena prima della dichiarazione che Gesù farà del suo viaggio verso Gerusalemme (17,11).
La prima cosa da notare è l’indicazione apostoli (sempre usata da Luca e riferita sempre ai Dodici): si tratta di un insegnamento solo per loro o specialmente per loro?
Per Luca gli apostoli hanno già la fede, ma chiedono che essa diventi più grande; la fede appare come un dono che solo il Signore può dare.
Anche l’uso del termine “Signore” (per indicare Gesù durante il suo ministero storico) è proprio DEL Vangelo di Luca.
La risposta di Gesù mette in campo un’immagine paradossale tesa a sottolineare come la fede se autentica è sempre efficace e capace di grandi cose, anche se è piccola come un granello di senape.
Notiamo che il gelso era considerato un albero molto difficile da sradicare, per la forza delle sue radici.
“Se aveste fede come un granello di senape potreste dire a questo gelso sradicati e va a piantarti nel mare” ed esso vi obbedirebbe.
È una risposta con un linguaggio tipico semitico. Infatti, se uno ha presente come è fatto un gelso, sa bene che sradicarlo è una cosa quasi impossibile, perché è uno degli alberi dalle radici più poderose. E se poi pensiamo che possa piantarsi nel mare siamo assolutamente nell’assurdo.
Gesù vuol dire che equivale a fare una cosa difficilissima, assurda, assolutamente inarrivabile.
Ma, CHI HA FEDE È APERTO A DIO, HA UNA FIDUCIA TOTALE IN LUI ed Egli può manifestare in lui la sua forza.
C’è poi un’altra analisi da fare, legata al concetto di “quantità”, che il brano propone, cioè avere fede quanto un granello di senape.
Un granello di senape è un oggetto infinitesimale, per i semiti il più piccolo tra i semi, che viene paragonato al regno dei cieli in quanto cosa piccola che produce una cosa grande, ma da Gesù è preso semplicemente come un’unità di misura. È una cosa quasi non guardabile con l’occhio, si vede poco e si può confondere.
I discepoli hanno chiesto “Accresci la nostra fede!” introducendo un argomento certamente riferito alla “quantità”: accrescere, aumentare.
Con fermezza risponde Gesù, che la fede non è una quantità. Non si può quantificare la fede.
E quindi, aver fede quanto un granello di senape, significa poter fare le cose più impossibili e assurde, perché abbiamo riposto la nostra potenza in Dio.
La fede È UN ATTO DI FEDE, è fidarsi di Dio.
Ecco perché alla domanda “…Aumenta la nostra fede!”, Cristo risponde “…io vi dico: praticate la vostra fede”. Questo è vivere la fede, che come ho detto, non è una questione di quantità.
Qui la scena del brano si chiude e si apre la parabola conclusiva, che invita all’umiltà. Rivolgendosi ai suoi ascoltatori Gesù pone una domanda retorica seguita da una ripresa altrettanto scontata: Egli parte da un esempio della vita sociale per reagire contro un atteggiamento umano che tende ad avanzare pretese dinanzi a Dio, critica una mentalità commerciale nel rapporto uomo-Dio.
Ma io credo che abbia reagito alla mentalità farisaica del suo tempo, che avanzava pretese nei confronti di Dio.
Il v. 9 parlando di gratitudine indica che Gesù pensa in termini personali e non giuridici il rapporto tra il servo e il suo padrone.
Nel testo emerge con forza il senso della sovranità di Dio proprio della predicazione di Gesù nel vangelo di Luca, ma, ATTENZIONE, non si intende ovviamente dire che il rapporto con Dio è come quello con un padrone.
Notiamo alcuni paralleli con Lc 12,37 dove però è il padrone che poi si mette a servire il suo servo; questo testo ci aiuta nella comprensione della parabola.
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
“In utilis”, cioè colui che non ha utile. Nel termine a-creios – inutili- c’è un “alfa privativo” rispetto ad un termine che indica chi ha diritto a salario.
Siamo senza diritto a salario. Non dobbiamo essere retribuiti per ciò che abbiamo fatto. Siamo senza utile, siamo inutili per questo. E infatti dicono “Siamo servi che non devono esser pagati perché abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Qui si tratta di capire che la ricompensa della fede, è la fede stessa. Devo capire che io non ho bisogno di avere una quantità di risultato, non ho nessun bisogno di esser pagato, per vivere la vita della fede.
È VIVERE LA VITA DELLA FEDE LA RICOMPENSA A SÉ STESSA. CIOÈ LA REALTÀ DI VIVERE LE COSE DI DIO, DI LAVORARE NELLA SUA VIGNA, GIÀ È SALVEZZA.
Il v. 10 fa quindi passare l’ascoltatore dalla parte del servo ed è l’applicazione finale, costruita per altro con un chiasmo (avrete fatto tutto – servi inutili – abbiamo fatto) che mette al centro un’affermazione paradossale: siamo servi inutili.
Il servo però non è stato inutile, ma ciò che paradossalmente si capisce ad una lettura sommaria, mette l’accento sul messaggio di Luca: è importante capire e vivere un atteggiamento di umile obbedienza dinanzi a Dio e svolgere con modestia il compito che ci è affidato.
La vera ricompensa è proprio IL SERVIZIO che Dio ci propone di fare. È quella la nostra gioia, il nostro tesoro. Lavorare nella vigna del Signore, dice Paolo di Tarso “…Non è per me un vanto, ma come potrei vivere senza fare questo? Come potrei vivere senza evangelizzare, senza annunziare il Vangelo”.
Infatti, dice la seconda lettera ai Corinzi, Dio ama chi dona con gioia. DIO AMA QUESTO SPENSIERATO DONATORE CHE DA VOLENTIERI, ESSENDO FELICE DI DARE.
Le cose che Dio mi chiede di fare sono le sue grazie che mette nella mia vita.
Guai a me, se sto davanti a Dio come chi pretende. Ma noi siamo chiamati ad essere contenti delle cose buone che abbiamo l’occasione di fare.
Questa è la nostra ricompensa. La fede si esercita lì, cresce lì. La fede aumenta, se deve aumentare, proprio in questo nostro atteggiamento splendidamente cristiano: cresce la fede, nella pratica di quello che è ciò che Dio desidera che noi facessimo.
Anche se tante persone non se ne rendono conto, la vita è un pellegrinaggio per ogni essere umano. Siamo tutti in viaggio. Alcuni arriveranno ad un’eternità di gioia ineffabile nella presenza di Dio, altri arriveranno ad un’eternità di tormento nel lago di fuoco.
COLORO CHE ARRIVERANNO ALL’ETERNITÀ DI GIOIA NELLA PRESENZA DI DIO SONO COLORO CHE SONO STATI SALVATI, PERCHÉ SONO STATI RICOPERTI DALLA GIUSTIZIA DI CRISTO.
I giusti vivono per la fede nella vita in Cristo e per Cristo e con Cristo, diciamo nella celebrazione Eucaristica.
La fede è al centro della vita cristiana, ed è fondamentale per arrivare a Dio, come ci ricorda Ebrei 11,6:
- “Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.”
Dio vuole che abbiamo fede! Quello che Gesù cercava nelle persone era la fede. Quello che Dio continua a cercare ancora nelle persone, È LA FEDE.
Quando viviamo per fede, la gloria va a Dio, perché sappiamo che tutto quello che riusciamo a fare, compreso ogni successo nelle battaglie contro il peccato, è dovuto all’opera di Dio in noi. Quindi, la fede ci porta a glorificare Dio.
Questa è una vita di fede. DOBBIAMO IMPARARE A CAMMINARE PER FEDE, NON PER VISIONE, perché quando camminiamo per visione, cadiamo molto presto. Solo chi cammina per fede non vacillerà, e rimarrà in piedi anche durante le tempeste della vita.
Quindi, la fede è fondamentale. Certamente la fede serve sia per superare i problemi della vita, sia per poter osservare con gioia i comandamenti di Dio.
Certi comandamenti sembrano estremamente difficili da ubbidire. In questi casi, è la nostra fede che è debole. Perché stiamo vedendo un comandamento in base a come sembra per visione, anziché in base alle verità che Dio ci dichiara, perché essi sono da credere PER FEDE.
Per esempio, gli insegnamenti del giudizio finale e delle ricompense sono insegnamenti da credere per fede, perché sono cose che devono ancora avverarsi nel futuro.
Solo con fede possiamo ubbidire con gioia ai comandamenti di Dio, sapendo che ci sarà la ricompensa che durerà per tutta l’eternità.
Se invece la nostra fede è debole, ci sarà molto difficile ubbidire ai comandamenti. Quindi, abbiamo bisogno di una fede forte.
Per capire correttamente ciò che Gesù vuole insegnarci, dobbiamo tener conto che sta rispondendo alla richiesta dei discepoli di accrescere la loro fede, il che equivale ad ammettere che la loro fede era debole. I DISCEPOLI STAVANO ERANO CONCENTRATI SOLO SULLA LORO POCA FEDE.
LA RISPOSTA DI GESÙ AIUTÒ I DISCEPOLI A GUARDARE DI NUOVO A CRISTO, NON ALLA LORO POCA FEDE.
Gesù spiegò che non è la grandezza della fede che importa, ma è la grandezza del Dio in cui si ha la fede che cambia tutto, perchè perfino una piccola fede può essere usata da Dio per compiere grandi opere.
Infatti, non è la nostra fede che compie opere, ma è Dio che risponde alla nostra fede.
Vediamo questo principio ripetutamente nei grandi miracoli che Gesù volle compiere, anche se la fede di quelle persone era debole, ma era comunque fede in Lui.
Ci fu la donna che avendo un flusso di sangue, non osava presentarsi a Gesù, ma volle toccare solamente il lembo del suo vestito. Lei aveva poca fede, ma ottenne una grande guarigione.
Quando i discepoli si trovarono nella barca con Gesù che dormiva, e si alzò una grande tempesta, essi ebbero poca fede, ma la grande potenza di Gesù calmò la tempesta.
Certe persone, non tenendo conto del contesto, vogliono credere che la dichiarazione di Gesù ci insegni che possiamo ottenere qualsiasi cosa, se abbiamo abbastanza fede. Di conseguenza, chi crede in questo modo, pensa che se una persona prega per una cosa qualsiasi, e non la riceve, è perché non ha abbastanza fede.
Se fosse così, se bastasse cioè avere fede per poter ottenere qualsiasi cosa, allora Dio diventerebbe una forza, che l’uomo controlla con la fede.
Ma non è così! Come sempre, per capire correttamente questo brano, bisogna considerare anche tutto il resto dell’insegnamento biblico riguardo alla fede e alla preghiera, e a quello che Dio farà per noi.
La Bibbia insegna molto chiaramente che le nostre preghiere saranno esaudite se sono fatte secondo la volontà di Dio E SE CIO’ CHE CHIEDIAMO È CONFORME AL DISEGNO E ALLA VOLONTA’ DI DIO.
In questo brano, Gesù non sta insegnando come riuscire ad ottenere un potere quasi miracoloso, ma piuttosto come tenere gli occhi su Cristo, e non sulla nostra fede.
L’uomo, se è pieno di orgoglio, crede che sia la propria fede forte ad essere responsabile delle grandi opere che eventualmente compie. Ma se così fosse, le grandi opere dipenderebbero dalla fede della persona, e così, la persona ne avrebbe il merito. MA IN REALTÀ, NOI NON ABBIAMO ALCUN MERITO.
Non è la nostra fede che compie le grandi opere, ma è Dio che opera nel compiere le grandi opere, anche quando la nostra fede è debole. Perciò, tutta la gloria va a Dio, non all’uomo, SEMPRE.
Perciò, questo insegnamento ci protegge dall’errore di fissare i nostri occhi sulla nostra fede, anziché su Dio. Non dobbiamo guardare alla nostra fede! Perché questo equivale ad avere fede nella fede.
L’insegnamento di Gesù in questo versetto ci aiuta a capire che la nostra condizione spirituale non dipende da quanto grande è la nostra fede, ma dipende da quanto grande è la potenza di Dio in cui abbiamo fede.
Nella Bibbia, troviamo tanti esempi di persone che avevano “poca fede”, e una “fede debole”, e qualche esempio di chi aveva “tanta fede”, e “grande fede”.
Leggiamo insieme alcuni brani:
- Matteo 6,30 Gesù parlò con i discepoli riguardo alla loro tendenza di preoccuparsi per i bisogni materiali. “Ora se Dio riveste in questa maniera l’erba dei campi, che oggi è e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi o uomini di poca fede?”
- Matteo 8,26 Durante una tempesta sul mare di Galilea, Gesù riprese i discepoli per la loro poca fede. Eppure, Egli calmò la tempesta. “Ma egli disse loro: “Perché avete paura, uomini di poca fede? E, alzatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia”.
- Matteo 14,31 c’è il commento di Gesù a Pietro, quando Pietro camminò sull’acqua per raggiungerLo, e guardando alle onde, cominciò ad affondare. “E subito Gesù stese la mano, lo prese e gli disse, O uomo di poca fede, perché hai dubitato?” Nonostante la poca fede di Pietro, Gesù lo salvò.
- In Matteo 16,8, vediamo che,dopo che Gesù ebbe moltiplicato il pane, e i discepoli parlarono fra di loro del fatto di essere senza pane, Gesù, accortosene, disse loro “O uomini di poca fede, perché discutete tra di voi per non aver preso del pane?
- Giovanni 20,27La prima volta che Gesù apparve agli Apostoli, dopo la risurrezione, Tommaso non era presente. Quando gli altri gli dissero che avevano visto Gesù, egli rifiutò di credere, se non avesse prima visto e toccato Gesù per conto suo. Ma quando Gesù apparve di nuovo a loro, rimproverò Tommaso per la sua mancanza di fede. Poi disse a Tommaso “Metti qua il dito e guarda le mie mani, stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente“.
Gesù non solo parlò della poca fede di alcuni, ma anche della grande fede di altri.
Matteo 8,6-10 – quando un centurione andò da Gesù, chiedendoGli aiuto per il suo servo, disse che non voleva che Gesù entrasse in casa sua, perché si considerava indegno. Egli era convinto che Gesù potesse guarire senza nemmeno venire a casa sua. Notiamo come Gesù descrive la sua fede. “…e dicendo: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre grandemente”. 7 E Gesù gli disse: “Io verrò e lo guarirò”. 8 Il centurione, rispondendo, disse: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; ma di’ soltanto una parola, e il mio servo sarà guarito. 9 Perché io sono un uomo sotto l’autorità di altri e ho sotto di me dei soldati; e se dico all’uno: “Va’” egli va; e se dico all’altro: “Vieni” egli viene; e se dico al mio servo: “Fa’ questo” egli lo fa”. 10 E Gesù, avendo udite queste cose, si meravigliò, e disse a coloro che lo seguivano: “In verità vi dico, che neppure in Israele ho trovata una così grande fede.”
Quindi, uno può avere poca fede, e uno può avere tanta fede. Più un credente ha fede, più sarà gioioso, più sarà tranquillo, e più sarà utile a Dio.
Dovremmo dire come gli apostoli “…Signore, aumenta la nostra fede”, perché il chiedere in sé è già esercitare fede in Dio.
Allo stesso tempo, non dobbiamo scoraggiarci se la nostra fede è piccola. Guardiamo a Dio, ed Egli opererà in noi!
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!