«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 13,44-46
+ In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra». Parola del Signore
Mediti…AMO
Fratelli e Sorelle, dopo la spiegazione della parabola della zizzania, di ieri (Mt 13,36-43), Gesù espone altre due brevi parabole, quelle del tesoro e quella della perla.
Dice il testo “…il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo”.
Gesù presenta il Regno dei cieli attraverso una molteplicità di immagini e ciascuna contiene solo un aspetto della verità. Il testo ci dice che il Regno è come un tesoro nascosto nel campo.
Ed ecco la prima MERAVIGLIOSA NOTIZIA: ESISTE UN TESORO CHE DÀ ALLA VITA UMANA UN VALORE INCOMPARABILE! IL TESORO NON È QUALCOSA MA QUALCUNO, È LA PERSONA STESSA DI GESÙ.
Ma questo tesoro è… nascosto in un campo, non è visibile, non risplende in modo così evidente da far dire a tutti: “Eccolo”!
Se è nascosto, non tutti lo trovano. E PRESI DALL’UMANA ANGOSCIA innalziamo il nostro grido “Signore, perché hai nascosto il tesoro? Perché ti nascondi? Perché non ti mostri in modo chiaro per dare a tutti la possibilità di trovarti senza fatica?”.
La risposta sta nel fatto che DIO AMA E CHI AMA NON IMPONE NULLA.
Il Padre celeste non vuole togliere quella libertà che Lui stesso ha dato ai suoi figli.
Per cui desidera che la risposta dell’uomo sia dettata unicamente dall’amore.
Non dobbiamo essere costretti dagli eventi ma, in tutta libertà, riconoscere, accogliere e abbracciare il Mistero con tutto l’ardore della nostra umanità.
Ci sono due figure diverse in scena: un bracciante agricolo e un ricco gioielliere, che però non sono i protagonisti delle parabole, pur essendo loro che agiscono, «trovano, vendono, comprano».
I veri protagonisti sono il tesoro e la perla, che si impadroniscono dei due uomini, li afferrano e causano le loro azioni.
Azioni che non sono straordinarie. Anzi, potremmo quasi dire, che sono ovvie, perché davanti alla scoperta di un tesoro insperato o di una perla preziosa è naturale agire come fanno i due soggetto del testo: ma la novità sta proprio in questo.
Perché queste due parabole insegnano che LA CONVERSIONE, LA SEQUELA DI GESÙ, CHE ESIGE UN PRONTO E RADICALE DISTACCO, NASCE DALL’AVER TROVATO UN DONO INASPETTATO: IL REGNO DEI CIELI.
Chi segue Dio dunque non dice «Ho lasciato», ma «Ho trovato un tesoro» e non si sente migliore degli altri, ma è semplicemente NELLA GIOIA per aver trovato il tesoro. La misura dell’essere discepolo di Gesù è l’appartenenza a lui, non il distacco dalle cose: una vera sequela si fa spinti dalla gioia, come ci mostra il contadino.
Anche queste parabole sono rivelazione «Il mistero nascosto da secoli e da generazioni ora è manifestato da Dio ai suoi santi: Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,26-27).
SÌ, GESÙ CRISTO È IL TESORO VERO, LA PERLA PREZIOSA: come dice Paolo di Tarso «…a causa sua ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,8).
Fratelli e Sorelle, dopo aver premesso ciò, mi corre l’obbligo di mettere in risalto LA GIOIA.
Nelle due parabole la gioia è espressamente collegata solo all’uomo del campo, ma sono abbastanza sicuro che anche il mercante fosse pieno di gioia alla scoperta della perla.
È come se Gesù, dopo aver parlato delle difficoltà che contraddistinguono il regno durante la sua fase terrena, ci tenga comunque a precisare che questo regno è caratterizzato anche da tanta gioia.
Mi sembra emblematico ed appropriato ricordare la storia del figlio prodigo, che ci permette di constatare la gioia che c’è nel godere, non tanto di beni passeggeri come i soldi, MA PIUTTOSTO DELLA GIOIA CHE C’È NEL GODERE DELLA RELAZIONE E DELLA PRESENZA CON IL PADRE, SEMPRE PRONTO AD AMARCI, SIA SE ABBIAMO SBAGLIATO COME IL FIGLIO MINORE MA ANCHE SE ABBIAMO SBAGLIATO COME IL FIGLIO MAGGIORE.
Ma c’è anche gioia nel collaborare e conoscere meglio i nostri fratelli e le nostre sorelle, che il Signore ha messo sulla nostra strada.
Gioia dall’essere accomunati dalla stessa appartenenza al regno e dall’avere lo stesso obiettivo. Gioia nel godere della protezione e della provvidenza del Signore.
Spesso come credenti siamo molto presi dalle difficoltà della nostra vita.
Siamo così bravi a giustificare la sofferenza dell’essere umano e del credente (sia da un punto di vista teologico e teorico), che ci dimentichiamo della gioia della vita.
Dobbiamo imparare a gioire nelle benedizioni che abbiamo nella nostra vita.
Personalmente mi piacerebbe che, come chiesa, fossimo visti da tutti come una comunità gioiosa, una comunità conscia della difficoltà della vita, ma che al tempo stesso riesce a gioire per le tante benedizioni di una vita passata con il Signore.
Questa è una sfida che si rinnova tutti i giorni della nostra vita come credenti: saper gioire anche quando la vita è difficile, perché in Dio possiamo gioire anche quando la vita è difficile, perché lui non cambia.
Il suo amore non cambia, la sua GRAZIA è davvero più grande dei nostri sbagli e dei nostri peccati, il suo atteggiamento è davvero come quello del Padre del figlio prodigo, disposto a correrci incontro dopo che abbiamo sperperato i suoi beni.
Una comunità che con gioia viene al culto, una comunità che si rallegra davanti ad un pasto condiviso, che si rallegra nell’aiutare il prossimo, che si rallegra a contatto con il creato, a investire il proprio tempo per la crescita del regno nella propria città e fino all’estremità della terra.
Una comunità gioiosa, che è prova DELLA PRESENZA DEL SIGNORE, al suo interno.
Una gioia che è santa e basata sul Signore, come accadeva per il popolo di Israele quando, alla presenza di Neemia ed Esdra, ascoltava la lettura della Parola di Dio.
Neemia 8,8-10:
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“8 Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura. 9 Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. 10 Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». ”.
Come sempre, Fratelli e Sorelle, tutto ruota intorno al nostro libero arbitrio, grandioso dono di Dio all’uomo.
E il libero arbitrio fa si che dinanzi al mistero della vita, noi abbiamo tre possibilità.
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Tanti possono attraversare il campo vita, senza mai scoprire il tesoro che Dio ha nascosto.
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Tanti altri possono scoprirlo ma non hanno il coraggio di vendere tutto per ottenere quel tesoro che vale più di tutte le altre cose.
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Ma vi sono anche quelli che hanno il coraggio di vendere tutto.
Trovare il tesoro è solo la premessa.
La gioia del ritrovamento può ben presto svanire se manca la disponibilità a lasciare tutto.
Quel “vendere tutto” annuncia la radicalità, lascia intendere che non vi sono mezze misure, tutto può e deve essere donato per gustare fin d’ora la pienezza della vita.
Possiamo farlo solo se ci fidiamo di Dio.
Scriveva Sant’Ignazio di Antiochia, all’inizio del secondo secolo “…se noi, con la GRAZIA sua, non siamo pronti a morire per partecipare alla sua passione, la sua vita non è in noi”.
E noi su questa via vogliamo camminare.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!