02.07.2022 – SABATO XIII^ SETTIMANA P.A. C – MATTEO 9,14-17 “…si versa vino nuovo in otri nuovi”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 9,14-17
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano». Parola del Signore

Mediti…AMO
In tutti e tre i vangeli sinottici, Gesù conclude una conversazione sul contrasto tra il suo insegnamento e la sua pratica e quello dei farisei (e di Giovanni il Battista) per mezzo di una parabola sul vino e gli otri.
1. Matt. 9,16-17 “Nessuno cuce una toppa di stoffa non lavata su un abito vecchio, perché la toppa si staccherà dall’abito, peggiorando lo strappo. Né si versa vino nuovo in otri vecchi. Se lo fanno, gli otri si romperanno, il vino finirà e gli otri saranno rovinati. No, si versa vino nuovo in otri nuovi, ed entrambi si conservano”.
2. Marco 2,21-22 “Nessuno cuce un pezzo di stoffa non lavata su un abito vecchio. Se lo fanno, il nuovo pezzo si staccherà dal vecchio, peggiorando lo strappo. E la gente non versa vino nuovo in otri vecchi. Se lo fanno, il vino farà scoppiare le bucce, e sia il vino che gli otri saranno rovinati. No, si versa vino nuovo in otri nuovi”.
3. Luca 5,36-39 “Nessuno strappa un pezzo da un abito nuovo per rattoppare uno vecchio. Se lo fanno, avranno strappato l’abito nuovo, e la toppa del nuovo non corrisponderà al vecchio. E la gente non versa vino nuovo in otri vecchi. Se lo fanno, il vino nuovo farà scoppiare gli otri; il vino finirà e gli otri saranno rovinati. No, il vino nuovo deve essere versato in otri nuovi. E nessuno di voi, dopo aver bevuto il vino vecchio, vuole il nuovo, perché dite: “Il vecchio è migliore”.
Il riferimento della pericope è abbastanza semplice.
La stoffa si restringe quando viene lavata, e se si mette un pezzo di materiale non lavato su una stoffa che si è già ristretta, quando viene lavata si restringerà essa stessa e farà un buco.
E il vino parzialmente fermentato (comunemente chiamato “mosto”) veniva conservato in otri, ma man mano che il processo di fermentazione continuava, produceva più gas e quindi allungava l’otre che era fatto con la pelle di una capra.
Una vecchia pelle che non era più elastica non poteva allungarsi per questo nuovo vino, quindi era necessario usare nuove pelli per la produzione di vino dell’anno corrente.
Le immagini che Gesù usa sono molto evocative nell’orizzonte della Sacra Scrittura.
In particolare, nella Bibbia, la veste è usata come metafora della vera sapienza (Proverbi 31,10-31), mentre il vino richiama la vita nella sua dimensione di pienezza e fecondità (Isaia 25, 6).
Dunque, attraverso queste immagini, Gesù intende indicare l’autentica sapienza, che rende possibile un’esistenza promettente e provoca ad un rinnovamento profondo.
BEN INTERPRETANDO, COMPRENDIAMO CHE NON SI TRATTA DI RATTOPPARE O DI RICICLARE, MA DI CAMBIARE.
La novità di vita si riconosce confrontandosi con ciò che era già esistente nella propria vita: si scopre improvvisamente -PER GRAZIA- al suo interno, che c’è qualcosa di nuovo che non c’era prima.
Nei vangeli c’è una parola ben precisa per nominare questa scoperta: «CONVERSIONE».
Questa parola indica un mutamento radicale di mentalità.
Dunque, dentro il termine «conversione» c’è l’idea che la trasformazione non accade in modo spontaneo, ma richiede -nell’ambito di una vita vissuta, cioè VECCHIA- un investimento attivo di consapevolezza e di scelta.
Il vino nuovo non si versa in otri vecchi, una pezza nuova non si cuce su un vestito vecchio, non si digiuna quando lo sposo è presente.
E qui la simbologia si mette a brillare. Ciascun uomo, è costretto a portare in sé certe debolezze, che sono le abituali catene dello spirito, mediante le quali questo è rinchiuso come in un “vecchio otre”, che si rompe di fronte alla novità.
Le catene, allora, possono essere spezzate soltanto quando l’anima, frammista alla carne, per mezzo dell’incontro col Cristo si rafforza, tanto da essere salda a sufficienza per contenere e trattenere “in stoffe e otri nuovi” il libero spirito.
È anche proprio per tale ragione, che l’uomo soltanto attraversando ogni sorta di tentazioni può rendersi conto delle sue debolezze, ed apprendere come e da che cosa il suo spirito è incatenato.
Se poi egli si mortifica nella sua anima proprio in questi punti, allora così facendo scioglie i lacci allo spirito e ne avvince l’anima.
Quando poi con l’opportuno trascorrere del tempo l’anima è rinsaldata con tutti i legami che prima avvolgevano lo spirito, allora ovviamente è del tutto naturale che lo spirito, completamente sciolto, si volga definitivamente verso Dio.
Ma è nello sciogliersi di una catena dopo l’altra che consiste la crescita dell’anima in Forza spirituale, che qui sono gli otri e la stoffa nuova della Sapienza e della Grazia.
La Dottrina di Cristo è come una veste nuova, il nostro attaccamento al mondo invece come una veste vecchia, lacera e piena di strappi.
Dalla Dottrina non si può prendere nemmeno un piccolo pezzo per rattoppare con questo la nostra veste completamente lacera.
Perché se poi però viene una pur piccola tempesta dell’anima, essa con molta facilità strapperà la nuova pezza dal vecchio abito logoro e, con questa, anche un altro pezzo dell’abito.

Ma vorrei vedere il tutto anche da un’altra angolazione.
Esiste un modo di conservare le intuizioni del passato che è fecondo ed essenziale, il modo che consegna da una generazione all’altra le grandi scoperte che gli uomini hanno fatto a proprie spese e che ritengono essenziali per il futuro.
Anche nella fede, succede così: la scoperta del rapporto con Dio, attraverso progressive rivelazioni, diventa un patrimonio straordinario da comunicare a chi cerca risposta di senso alla propria vita.
MA ESISTE UN MODO DI CONSERVARE CHE DIVENTA STERILE, CHIUSO A IN SÉ STESSO, DIFESA DI ABITUDINI, MIOPE VISIONE DELLE COSE E DEL MONDO.
È ciò che hanno fatto scribi e dottori della Legge.
Hanno presentato un Dio che è immobile. Dimenticando che Dio è in continuo movimento, è in continua evoluzione, è in continua comunicazione con gli uomini.
Gesù infatti si scontrerà con questa visione che fa delle proprie consuetudini la volontà di Dio!
E tirerà diritto per la sua strada, affermando con veemenza che il vino nuovo del vangelo non può essere conservato nelle vecchie botti della tradizione giudaica stantia e immobilista.
E ciò non deve accadere.
Perché la vita spirituale deve modellarsi ogni giorno in novità segnate dalla Provvidenza di Dio e dalla corrispondenza effettiva alla GRAZIA.
La purificazione della coscienza rende disponibile la propria vita ad accogliere il nuovo, determinato dalla forza stessa di Dio che è forza purificatrice e trainante.
È importante predisporre la propria vita all’accoglienza sincera della GRAZIA che si comunica attraverso i sacramenti i cui effetti sono salutari.
Ma per poter accogliere la forza da essi sprigionata, occorre innanzitutto sbarazzarsi del vecchio e rendere nuovi gli otri della propria vita, rinnovare cioè mente e cuore per poter far posto al nuovo, simboleggiato dal vino.
Come la forza del vino nuovo è potente, la GRAZIA di Dio ovunque passa purifica, rinnova, esalta e dà vigore.
Fratelli e Sorelle, siamo tutti degli otri vecchi e tutti chiamati a diventare degli otri nuovi per contenere il vino nuovo.
Questa è la nostra vocazione cristiana.
Gesù utilizza delle immagini per farsi capire, ma non bisogna assolutizzarle: non gli otri, ma solo un cuore vecchio può diventare un cuore nuovo.
È questa l’incarnazione.
Dio sceglie la nostra carne con le sue ferite, paure, difese per farla rinascere della sua vita.
Nella nostra realtà umana niente di nuovo può uscire se non dal vecchio.
La nostra carne è stata “sposata” da Dio.
Il nostro problema è smettere di assumere tutto quello che consideriamo “vecchio” in noi e nella nostra storia.
Solo così il Cristo, con il suo Spirito, verserà in noi un’effusione di vino nuovo CHE RINNOVERÀ LA NOSTRA VITA.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!