02.06.2023 – VENERDI’ 8 SETTIMANA P.A – MARCO 11,11-25 “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 11,11-25

+ Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il brano di Vangelo oggi è piuttosto lungo e ci rivela parecchi aspetti della personalità di Gesù, forse in una maniera meno abituale.

Infatti vediamo che può essere anche molto violento. il suo non è un amore molle, è un amore forte che in certe occasioni si esprime in modo davvero violento:

  • Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe…“.

E l’amore verso il Padre suo e verso di noi che lo fa agire.

Egli vuol purificare la casa del Padre, che deve essere “casa di preghiera per tutte le genti” e non “una spelonca di ladri“; egli sa che anche per gli uomini niente è più prezioso della casa di Dio, il luogo dove possono incontrarlo.

Anche l’episodio successivo mette in luce lo stesso duplice amore e ci fa vedere chiaramente che una fede che non diventa conversione di vita non porta nessun frutto, e secca come l’albero maledetto da Gesù.

L’evangelista Marco, e dietro di lui, Pietro, è l’unico che associa la parabola del fico con la cacciata dei venditori dal tempio.

Come a dire che una fede che diventa mercanteggiare con Dio inaridisce il cuore e gli impedisce di cogliere la pienezza del mistero di Dio.

E non è casuale che sia proprio un fico a seccare: l’albero sotto cui, secondo la tradizione rabbinica, il devoto si ferma a meditare la Torah, dolce come i fichi, appunto.

Quel fico rappresentava la religiosità ebraica, che aveva nel tempio il suo cuore espressivo: tanti riti, tanti sacrifici, ma nulla di ciò che Dio si aspetta e gradisce.

E Gesù maledice, nel senso che coglie del male in quell’atteggiamento; l’albero non secca come conseguenza all’azione di Gesù ma proprio perché non accoglie il suggerimento del Maestro non porta alcun frutto.

È chiaro allora che l’albero di fico che, maledetto da Gesù, è seccato mostra un gesto simbolico che fa vedere la necessità di produrre frutti per essere benedetti da Dio il Signore stesso commenta “Abbiate fede in Dio!”

Da ciò sappiamo allora che tutto quello che domandiamo nella preghiera, nella fede ci sarà accordato.

Gesù è sempre in intima relazione col Padre suo, sorgente inesauribile di doni a cui deve essere rivolta la nostra preghiera piena di fede.

E nello stesso tempo non dimentica l’amore fraterno. Infatti aggiunge subito “…quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni i vostri peccati”.

L’amore per il Padre è indissolubilmente unito all’amore per gli uomini, gli uomini che egli ama.

Per essere in relazione intima con il Padre, per crescere in questo rapporto, bisogna dunque aprire sempre più il cuore all’amore per gli uomini, anche se peccatori, anche se ci hanno offeso, come ha fatto Gesù.

Chiediamo a lui questo amore crescente, forte, generoso, pieno di fede in Dio.

E, dopo avere messo in luce il senso generale del racconto, vorrei soffermarmi su due dati davvero particolari.

  1. L’EVANGELISTA DICE ESPRESSAMENTE CHE GESÙ NON TROVÒ FICHI TRA LE FOGLIE, PERCHÉ NON ERA ANCORA LA STAGIONE.

È chiaro che l’evangelista ha volutamente inserito questa annotazione, per suggerire qualcosa di particolare.

DALL’ALTO DELLA MIA IGNORANZA, sarei allora tentato a chiudere saccentemente la vicenda dicendo che è Gesù che ha sbagliato i tempi, ha cercato quel che non poteva trovare e quindi ingiustamente ha condannato quel povero fico.

In fondo, è lo stesso rimprovero che mossero a Gesù i capi del popolo ebraico, quando gli dissero “…chiedi cose che non corrispondono a verità, al piano di Dio”.

Ma allora, come va intesa allora l’annotazione “…non era la stagione dei fichi?”.

Va interpretata come dichiarazione della sfasatura del mondo ebraico ufficiale rispetto ai tempi di Dio: il mondo ebraico ufficiale è arrivato immaturo, fuori tempo, all’epoca del compimento, appunto all’epoca di Gesù.

Dio con la sua Parola, soprattutto con i suoi profeti, in particolare con Giovanni Battista, si era dato da fare per portare il suo popolo ad essere pronto ad accogliere i tempi del compimento.

Ma i capi del popolo non avevano accolto il messaggio di Dio e quindi erano sono sfasati rispetto ai tempi di Dio.

Questa cosa vale anche per noi: se non ci lasciamo guidare da Dio, dalla sua Parola, viviamo una religiosità, che non ha nulla a che fare con Dio e con i tempi della sua Storia della Salvezza.

  1. GESÙ PIÙ VOLTE SI È PRESENTATO COME IL VERO TEMPIO, IN CUI DIO È PRESENTE, IN CUI NOI UOMINI INCONTRIAMO DIO, IN CUI SI OFFRE A DIO IL VERO CULTO, QUEL VERO CULTO CHE DIO GRADISCE.

Ma in cosa consiste questo vero culto?

Lo vediamo nella seconda parte del nostro racconto, nelle istruzioni che Gesù dà ai suoi discepoli davanti al fico seccato fin dalle radici.

Gesù spiega qual è il frutto, CHE DIO TROVA E GRADISCE NEL TEMPIO, CHE È LUI.

C’è in Gesù una fede assoluta nel Padre: tutto quel che Gesù dice e fa, è radicato in questa fede, che non conosce dubbio, perciò tutto quel che dice e fa è all’insegna del compimento.

Questa fede assoluta nel Padre è il fondamento, su cui poggia quel tempio, che è Gesù,

QUESTA FEDE ASSOLUTA NEL PADRE, È IL TERRENO FERTILE, IN CUI È PIANTATO L’ALBERO DELLA VITA, CHE È GESÙ.

Qual è il frutto graditissimo, atteso che il Padre coglie e gusta da questo albero della Vita, che è Gesù crocifisso?

Qual è il sacrificio graditissimo e atteso, che il Padre riceve dal vero tempio, che è Gesù crocifisso (il tempio distrutto e ricostruito in tre giorni)?

QUESTO FRUTTO È UN AMORE CHE PERDONA, CHE SERVE A FAR RICONCILIARE CON DIO L’UMANITÀ PECCATRICE.

La religiosità autentica di coloro, che frequentano il tempio-Gesù, deve allora caratterizzarsi così: come un’adesione sempre più compatta alla fede di Gesù, per condividere con Lui il suo amore, che si spinge fino al limite estremo, che è il perdono.

Visto in questa ottica, è ormai chiaro che il problema NON RIGUARDA SOLO LA RELIGIOSITÀ EBRAICA DI ALLORA, ma RIGUARDA ANCHE LA NOSTRA RELIGIOSITÀ DI ADESSO.

E allora siamo chiamati a chiederci se:

  • i nostri riti, le nostre celebrazioni, le nostre pratiche religiose sono esteriorità e basta?
  • Dio trova in noi, nella nostra vita, i frutti, che lui si aspetta e gradisce?

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!