02.03.2024 – SABATO 2’ SETTIMANA QUARESIMA B – LUCA 15,1-3.11-32 “Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 15,1-3.11-32
+ In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore
Mediti…AMO
Oggi Gesù ci racconta una parabola che riguarda ognuno di noi, che siamo quel figlio che il peccato ha allontanato dal Padre, e che deve ritrovare il cammino della sua casa, il cammino del suo cuore.
Questa parabola ci insegna che non è l’assunzione di comportamenti corretti e impeccabili che ci assicura di avere un cuore convertito.
Il fratello maggiore della parabola era fedele, ubbidiente a suo padre, lavoratore indefesso, capace di rinunciare ai propri divertimenti in nome del dovere, ma era arido, geloso, calcolatore meschino di chi ha di più o di meno.
Non riconosce l’abisso colmato dal fratello che dalla degenerazione aveva avuto la forza di tornare indietro e farsi accogliere, e sperimentare il perdono del padre.
Per lui, essere a posto si limitava a non far arrabbiare il padre a non irritarlo.
Non sa cosa voglia dire essere perdonato, non sa perdonare e peggio ancora, non conosce cosa sia l’amore di Dio.
Il cuore del vangelo di Luca si trova tutto in questa parabola che parla dell’uomo e di Dio.
Un Vangelo che ci parla di un Dio che lascia partire il figlio senza fermarlo, che lo aspetta ogni giorno, che esce di casa correndo (e questo era un gesto davvero sconveniente in Israele) e lo abbraccia.
Che non chiede ragione delle folli spese del giovane, che gli restituisce la sua dignità, visto che ha compreso il suo errore.
Dio, dice Gesù, È UN PADRE CHE CI LASCIA LIBERI, anche di sbagliare.
È un padre che spiega le sue ragioni per cambiare l’atteggiamento SBAGLIATO del fratello maggiore.
È un padre che guarda lontano, sperando di veder ritornare il figlio che gli ha augurato la morte chiedendogli l’eredità che non gli spetta.
Questo è il nostro Dio, un Dio così adulto da correre il rischio educativo di perderci.
Un Dio così umile da voler spiegare le proprie ragioni al fratello maggiore che di lui ha una visione meschina e lontana dalla realtà.
A ognuno di noi è chiesto di fare questo percorso, che consiste nell’abbandonare il nostro peccato e la miseria, nella quale esso ci ha gettati, per tornare verso il Padre.
Ciò che ci sconvolge in questa parabola, e la realtà la sorpassa di molto, è il vedere che di fatto il nostro Padre ci attende da sempre.
Siamo noi ad averlo lasciato, ma lui, lui non ci lascia mai. Non solo, Egli è “commosso” non appena ci vede tornare a lui.
A volte saremmo tentati di dubitare del suo perdono, pensando che la nostra colpa sia troppo grande.
Ma il padre continua sempre ad amarci, perchè Egli è infinitamente fedele al suo Amore.
Non sono i nostri peccati ad impedirgli di darci il suo amore, MA IL NOSTRO ORGOGLIO.
Non appena ci riconosciamo peccatori, SUBITO EGLI SI DONA DI NUOVO A NOI, CON UN AMORE ANCORA PIÙ GRANDE, UN AMORE CHE PUÒ RIPARARE A TUTTO, UN AMORE IN GRADO IN OGNI MOMENTO DI TRARRE DAL MALE UN BENE PIÙ GRANDE.
Il suo perdono è un’effusione di misericordia, nella quale, LA TENEREZZA È PIÙ FORTE DEL PECCATO CHE ABBIAMO COMMESSO.
Nel cuore di ogni uomo vi è sempre una possibilità di ritorno al Padre, e noi dobbiamo sperarlo senza sosta.
Questo figlio ritorna non perché è necessariamente pentito del male fatto, non torna neanche per amore , torna per fame, torna perché la morte gli cammina al fianco.
Torna e scopre chi è veramente il padre, perché di un PADRE, finalmente sente il desiderio e il bisogno.
SENTE IL BISOGNO DI UN PADRE CHE SA ASPETTARE E CHE SI COMMUOVE FINO ALLE VISCERE, che vedendolo da lontano, tornare, si commuove (15,20).
Il verbo “splanchnízomai” (impietosirsi–commuoversi) affonda le sue radici nell’Antico Testamento, in un sostrato semitico che è quello che si riferisce agli organi interni dell’uomo, i reni, le viscere “rahamim”, RITENUTI appunto dall’antropologia biblica, LA SEDE DEI SENTIMENTI.
Dovremmo quasi tradurre: il padre “…si mosse a compassione fin nelle viscere”, oppure “…ebbe viscere di misericordia”.
Luca usa il verbo anche per caratterizzare i sentimenti del “buon samaritano” nei confronti dell’uomo incappato nei briganti (Lc 10,33), e il sostantivo correlato per indicare – nel Benedictus– quelle «…viscera misericordiae», la misericordia di Dio che fa sorgere dall’alto il Sole di Cristo (Lc 1,78).
Anche Marco e Matteo conoscono il verbo e con questo per esempio descrivono la commozione di Gesù di fronte alla folla che era «…come pecore senza pastore» (Mc 6,34) o affamata (Mc 8,2).
Insomma, come ho detto all’inizio, questa parabola mostra l’infinita passione di Dio per l’uomo.
Abbiamo tutti, soprattutto noi credenti, bisogno di scoprire che Dio ha un volto diverso da come ce lo raccontiamo.
E allora, Fratelli e Sorelle, quando vediamo fratelli e sorelle convertiti di recente, che ricevono grazie da Dio, spesso davvero straordinarie, INVECE DI ESSERE INVIDIOSI, IMPARIAMO A GIOIRE DAL PROFONDO DEL NOSTRO CUORE, ed a partecipare alla gioia del Padre.
Fratelli e Sorelle, che meraviglia!
In una società così avara nell’ accogliere i deboli, così poco pronta a perdonare, le parole che abbiamo ascoltato sono davvero vangelo, una buona notizia.
Tutti noi abbiamo estremo bisogno di un padre così come ce lo presenta il vangelo, tutti abbiamo bisogno di una casa come questa, ove non solo siamo accolti, ma abbracciati con gioia.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!