02.03.2023 GIOVEDI’ 1 SETTIMANA QUARESIMA A – MATTEO 7,7-12 “…chiedete e vi sarà dato”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 7,7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

LA PREGHIERA È IL POLMONE DELLA NOSTRA FEDE, e ci permette di restare in contatto con il Signore per lasciar illuminare la nostra quotidianità dalla sua Parola.

E la Quaresima è un tempo che ci aiuta a reindirizzare le nostre scelte verso l’autenticità e la fecondità, è un tempo in cui la preghiera acquista spazio e spessore.

Martedì scorso, commentando la preghiera cristiana per eccellenza che è quella insegnata dal nostro unico Maestro, il Padrenostro, dicevamo che “la prima parola (Padre) è già un annuncio che ci pone al centro della preghiera, perché in essa è già contenuto, come in germe, tutto“.

E, nella preghiera Dio deve essere avvicinato con coraggio e fiducia (“chiedete… cercate… bussate”). Questi tre verbi confermano l’efficacia di tali preghiere.

E, ai vv.9-11 Gesù ricorre al paragone della cura che un padre umano ha per i suoi figli e di come offra loro dei buoni doni quando glielo chiedono, per illustrare il modo in cui il Padre celeste risponde alle suppliche rivolte nella preghiera.

E, nel Vangelo di oggi, il Maestro ci spiega, facendo riferimento alla nostra esperienza terrena di vita familiare, CHE ANCHE NEL CAMPO DELLA PREGHIERA BISOGNA SEMPRE TENERE A MENTE IL RAPPORTO ESISTENZIALE TRA IL PADRE TERRENO E IL FIGLIO.

Un rapporto nel quale:

-il figlio chiede con fiducia, perché sa che il padre gli concederà quanto gli occorre,

-il figlio sa anche che il padre, per il suo grande amore esaudirà ogni sua richiesta.

Tirando le fila del discorso, Gesù ci eleva alle altezze del divino dicendoci che SE QUESTO RAPPORTO PADRE-FIGLIO È VERO NELLA NOSTRA ESPERIENZA TERRENA, FRA NOI CHE «SIAMO CATTIVI», QUANTO CIÒ SARÀ INFINITAMENTE PIÙ VERO NEL RAPPORTO COL PADRE CELESTE.

La preghiera, se è costante, se è ostinata, se è fedele allora porta frutto, perché, trasforma il nostro povero, indurito, cuore di pietra, in un cuore di carne «…se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono» (Mt 7,11).

Gesù ci chiama cattivi per accentuare la certezza di essere ascoltati da Dio quando gli chiediamo qualcosa. Perché se noi, che non siamo santi né sante, sappiamo dare cose buone ai figli, quanto più il Padre del cielo. Questo paragone ha come obiettivo quello di togliere dal nostro cuore qualsiasi dubbio sulla preghiera rivolta a Dio con fiducia. Dio ascolterà! Luca aggiunge che Dio ci darà lo Spirito Santo (Lc 11,13)

E questo rapporto avviene nella PREGHIERA CRISTIANA, che non è mai un gesto compiuto davanti a un distributore automatico, che ci dà quello che scegliamo.

La preghiera ci avvicina a Dio, ci apre le porte del Suo amore immenso e ci anticipa già le delizie del cielo. Per questo, la vita cristiana è una richiesta e una continua ricerca «…chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7).

Pregare vuol riconoscere che Dio è l’alfa e l’omega della nostra vita, tutto viene da Lui e tutto si compie attraverso di Lui.

Chi ha questa fede scopre la gioia di consegnare tutto nelle mani del Padre, anche e soprattutto i desideri, le ansie, le preoccupazioni.

E dobbiamo farlo senza pretese e senza vantare diritti, avendo la certezza che Dio ci ascolta e tutto orienta verso il nostro bene.

Gesù ci rassicura che il Padre celeste risponderà. Ma attenzione! Non dice che ci darà esattamente quello che abbiamo chiesto.

E quando accade spesso di non ottenere quello che abbiamo chiesto, non vuol dire che Dio non ascolta o non si prende cura di noi, vuol dire semplicemente che VUOLE DARCI ALTRO E IN ALTRO TEMPO.

La preghiera non sarebbe autentica se avesse qualche pretesa, anche minima.

LA FIDUCIA È L’ANIMA DELLA PREGHIERA.

E, se non riceviamo quanto abbiamo chiesto, invece di dare spazio all’amarezza e di chiuderci nello sconforto, rinnoviamo con gioia la nostra fede nel Padre Celeste e chiediamogli la GRAZIA di accogliere con amore LA SUA VOLONTÀ, anche se facciamo fatica a comprendere.

C’è chi si lagna di non essere ascoltato da Dio, perché non vede risultati immediati o perché pensa che Dio non lo ami.

In simili casi, sarà opportuno ricordare, a costoro, il consiglio di San Geronimo:

  • È certo che Dio dà a chi chiede, che chi cerca trova e a chi chiama gli si apre; si vede chiaramente che chi non ha ricevuto, chi non ha trovato e neppure gli hanno aperto, è perché non ha chiesto bene, non ha cercato bene e non ha bussato bene alla porta».

Il tutto, naturalmente presuppone UN DIALOGO FILIALE COL PADRE CELESTE che «sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate».

Ed ecco allora che le parole di Gesù ci illuminano in merito a quello che il Padre desidera da noi.

E allora, riflettendo su ciò, capiamo subito che, se è doveroso, interrogarsi su ciò che gli altri uomini possono volere da noi, è più essenziale domandarsi la stessa cosa rispetto a Dio.

Solo così potremo a capire che, QUELLO CHE DIO DESIDERA DA NOI, È IL NOSTRO VERO BENE.

Conoscendo dunque il desiderio di Dio, possiamo capire CHE IL BENE PIÙ GRANDE CHE DOBBIAMO CHIEDERE È LO SPIRITO SANTO.

Dio nella sua onnipotente misericordia ci ama talmente da lasciarci liberi di chiedere quello che vogliamo.

E lo fa perché ci ha resi consapevoli di cosa vale la pena chiedere.

E, dunque, lo Spirito Santo agisce in noi già nel momento in cui lo invochiamo, perché è Spirito di libertà, che ci libera dalla schiavitù dell’antica Legge fatta di obbedienza esteriore.

È lo Spirito Santo, che il Padre insufflò nell’uomo al momento della creazione, che ci rende veramente uomini, CONSAPEVOLI DI AVER SEMPRE BISOGNO DI INVOCARE COSTANTEMENTE IL SIGNORE, PER APRIRCI A LUI.

E questo “costantemente” è anche il “guaio” della nostra preghiera. O meglio, il vero motivo per cui smettiamo presto di pregare.

Ci manca la pazienza, l’attesa, perché noi vorremmo tutto e subito, in quanto non siamo disposti a nessuna fatica.

Eppure è la disposizione a faticare che ci dice quanto ci teniamo o meno a qualcosa.

Pregare non è facile, MA LA PREGHIERA VERA STA NELL’OSTINAZIONE DELLA PREGHIERA:

“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa”.

È sapere che ogni preghiera non è mai a vuoto che ci spinge a non scoraggiarci, specie quando sperimentiamo che le nostre richieste sembrano inascoltate, o il nostro bussare è a vuoto, o il nostro cercare è solo un vagare senza meta.

FRATELLI E SORELLE, LA NOSTRA POVERA FEDE, SPESSO RIDOTTA A VUOTO RITUALISMO E A STANCA ABITUDINE, HA BISOGNO DI IMPARARE A PREGARE, DI FARE DELLA PREGHIERA IL PUNTO FOCALE DELLA NOSTRA VITA.

E la Quaresima può essere il momento giusto per reimpostare la nostra vita…

Il compianto Papa Giovanni Paolo II^, in un discorso del 14 marzo 1993 diceva:

  • “La Quaresima è per tutti un itinerario di conversione interiore che, limitando tutto ciò che appesantisce inutilmente la vita umana, aiuta a riscoprire i valori fondamentali dell’esistenza. Essa accompagna l’uomo nella sua naturale ricerca del senso ultimo delle cose e lo introduce alla contemplazione delle realtà divine”.

Ha detto il Beato Charles de Foucauld:

  • «Padre mio, io mi abbandono a te, fa di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me Ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto. La tua volontà si compia in me, in tutte le creature. Non desidero altro, mio Dio. Affido l’anima mia alle tue mani. Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore perché ti amo, ed è un bisogno del mio amore di donarmi, di pormi nelle tue mani senza riserve, con infinita fiducia, perché Tu sei mio Padre».

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!