01 agosto 2024  giovedì SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI– MATTEO 13,47-53 “…dal suo tesoro estrae cose nuove e cose antiche”

 

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 13,47-53

+ In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Parola del Signore

Mediti…AMO

Alfonso (Napoli 1696 – Nocera de’ Pagani, Salerno, 1 agosto 1787), già avvocato del foro di Napoli, lasciò la toga per la vita ecclesiastica.

Fu vescovo di Sant’Agata dei Goti (1762-1775) e fondatore dei Redentoristi (1732), e divenne DOTTORE DELLA CHIESA, attese con grande zelo alle missioni al popolo, si dedicò ai poveri e ai malati, fu maestro di scienze morali, che ispirò a criteri di prudenza pastorale, fondata sulla sincera ricerca oggettiva della verità, ma anche sensibile ai bisogni e alle situazioni delle coscienze.

Compose scritti ascetici di vasta risonanza.

Fu apostolo del culto all’Eucaristia e alla Vergine, guidò i fedeli alla meditazione dei novissimi, alla preghiera e alla vita sacramentale.

L’intento era quello di imitare Cristo, cominciando dai Redentoristi da lui fondati, i quali andavano via via operando per la redenzione di tante anime con missioni, esercizi spirituali e varie forme di apostolato straordinario.

«Tu scendi dalle stelle o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar.
O Dio beato! Ah quanto ti costò l’avermi amato!».

Questa famosissima canzoncina di Natale, intonata dai bambini di tutto il mondo, è stata composta dal santo festeggiato oggi.

Alfonso è talmente intelligente che, a soli dodici anni, si iscrive all’università dove si dedica con successo agli studi umanistici e giuridici, e a sedici anni si laurea e diventa avvocato grazie a una speciale dispensa, data la giovane età.

La sua carriera è sfolgorante. Tutta Napoli accorre ad ascoltare il giovanissimo avvocato che incanta con la sua straordinaria oratoria.

Intanto Alfonso si dedica anche ad altre attività artistiche in cui eccelle: scrive poesie, dipinge, suona il clavicembalo, compone canti.

Trova pure il tempo per aiutare il prossimo come volontario presso l’Ospedale degli Incurabili.

Un giorno rimane profondamente deluso quando, dopo aver difeso in buona fede un cliente, inaspettate prove rivelano la sua colpevolezza.

De’ Liguori decide di abbandonare la sua brillante carriera e, contro la volontà del padre Giuseppe che vorrebbe farlo sposare con una nobile, a trent’anni diventa sacerdote.

Devotissimo alla pratica del Rosario, Alfonso è un predicatore ascoltato da tutti, ma il suo sguardo è rivolto verso gli analfabeti, i pastori e i miseri contadini che abitano nelle periferie degradate di Napoli dove nessuno si reca, nemmeno il clero.

De’ Liguori desidera migliorare la loro condizione d’arretratezza culturale ed economica. Fonda, quindi, la Congregazione dei Redentoristi che svolgono il loro apostolato tra gli strati più umili di Napoli.

Viene, poi, nominato vescovo di Sant’Agata de’ Goti (Benevento) dove durante una carestia vende la sua carrozza per comprare cibo agli affamati.

Muore a Nocera de’ Pagani (Salerno), nel 1787, a 91 anni. Dottore della Chiesa e patrono di Napoli con San Gennaro, de’ Liguori è protettore di avvocati, confessori e teologi e protegge contro l’artrite. Lascia oltre cento opere scritte.

Le sue parole fanno riflettere:

  • «Oh quanti uomini vivono gonfi di se stessi per sapere di matematica, di belle lettere, di lingue straniere e di certe notizie di antichità, che niente conducono al bene della religione e niente giovano al profitto spirituale! Ma a che servirà la scienza di queste cose a molti che sanno tante belle cose, e poi non sanno amare Dio e praticar la virtù?».

Ma veniamo al testo evangelico odierno.

Il vangelo di oggi ci presenta l’ultima parabola del Discorso delle Parabole, che racconta la storia della rete lanciata in mare.

Questa parabola si trova solamente nel vangelo di Matteo, senza nessun parallelo negli altri tre vangeli e narra una storia, ben conosciuta dalla gente della Galilea che vive attorno al lago e che parla del loro lavoro.

La storia rispecchia la fine di una giornata di lavoro, quando, i pescatori vanno a pescare con un unico scopo: gettare la rete e prendere molti pesci, trascinare la rete sulla spiaggia, scegliere i pesci buoni da portare a casa e gettar via quelli che non servono.

Descrive la soddisfazione del pescatore, alla fine di un giorno di lavoro stancante e faticoso.

Questa storia deve aver fatto nascere un sorriso di soddisfazione sul volto dei pescatori che ascoltavano Gesù.

Subito intuiamo che per tutti i pescatori. il peggio è arrivare sulla spiaggia al termine di una giornata e non aver pescato nulla (Gv 21,3).

E Gesù applica la parabola, o meglio dà un suggerimento affinché le persone possano applicare la parabola alla loro vita:

  • Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti“.

La  fornace ardente è immagine del destino di coloro che si separano da Dio o non vogliono sapere nulla di Dio.

Prende il “là” da una immagine che ogni cittadino conosce, perché in ogni città c’è un luogo dove si gettano i detriti e l’immondizia.

In questo posto c’è un forno permanente alimentato ogni giorno dall’immondizia che viene gettata ogni giorno.

E, l’immondezzaio di Gerusalemme si trovava in una valle chiamata “geenna”, dove, all’epoca dei re, c’era una fornace perfino per sacrificare i falsi dei Molok.

Per questo, la fornace della geenna divenne il simbolo di esclusione e di condanna.

Ma attenzione, non è Dio che esclude, perchè Dio non vuole l’esclusione e la condanna di nessuno, ma vuole che tutti abbiano vita e vita in abbondanza.

È ognuno di noi esclude se stesso.

Ecco allora che il cristiano resta per tutta la vita un discepolo, uno scolaro, in attesa di quell’esame che deve ancora venire.

Nell’immagine del padrone di casa ci si rivolge particolarmente a quelli che sono attivi nella predicazione e nella catechesi.

Essi devono distribuire il nuovo e l’antico. L’incarico costa fatica e non può essere preso alla leggera.

Matteo incoraggia a riprendere anche gli scritti dell’Antico Testamento, in gran parte dimenticati nella predicazione.

In essi si trovano tante cose importanti da ricordare, che ci aiutano e ci scuotono. Ma il solo ricordo non basta: ad esso va aggiunta una esegesi guidata dallo Spirito, come fa Matteo nel suo vangelo.

Matteo ci ricorda che tutte le parabole ci parlano del regno dei cieli; tutte ne rivelano un aspetto ed esprimono in primo luogo la realtà di Gesù, che è l’evento centrale della storia.

QUELL’EVENTO CHE SEGNA IL DEFINITIVO PUNTO DI INCONTRO TRA IL CIELO E LA TERRA.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!